"Chaos Walking": la progenie di Avatar o un flop al botteghino?

Sponsorizzato dalle varie piattaforme di streaming fino all'eccesso, spinge quasi lo spettatore inconsapevole a dirsi "Ma sì... perché no?" e accettare una piacevole serata cinema, ma se questo non fosse altro che il primo di una serie di errori?

"Chaos Walking": la progenie di Avatar o un flop al botteghino?

Chaos Walking è un film tratto dal libro fantascientifico distopico The Knife of Never Letting Go (in italiano: Il buco nel rumore). Il film sarebbe stato anche interessante, se soltanto ci si fosse concentrati di più nella trasposizione cinematografica e meno sulla CG, tra l’altro tratta in maniera bizzarra ed imbarazzante.

La love-story tra i due giovani Todd e Viola viene stroncata sul nascere senza lasciare spazio ad un possibile proseguo, ciò viene stroncato ulteriormente, anche i continui cambi di scena troppo netti e violenti. Stessa cosa capita alla relazione tra i due genitori gay di Todd, lasciata lì ma non esplorata, e ai due antagonisti (il fanatico religioso e il sindaco Prentiss) dallo spessore e l’incidenza di un foglio di carta, un impatto di trama davvero nullo. 

A questo si aggiunge la rappresentazione quasi fastidiosa e continua dei pensieri di Todd, che assume una valenza cacofonica al punto che i più psicologi tra noi non si sono domandati se il ragazzo non fosse affetto da qualche sorta di ritardo cognitivo o deficit dell’attenzione. Interessante da esplorare sarebbe stata anche la tematica degli indigeni, che hanno rimandato i più nostalgici ad Avatar (capolavoro del 2012 di cui si attende il sequel da quasi un decennio), e delle relazioni che questi intrattenevano con gli umani-coloni, nonché al dove abbia avuto origine il rumore.

La trama e la sua evoluzione, di per sé non particolarmente originali o interessanti, non sono che un trito-e-ritrito che si conclude nel nulla nel momento in cui, alla fine del film, tutto si riduce ad un banalissimo e deludente schermo nero che è in grado solo di lasciare lo spettatore con l’amaro in bocca e l’orribile sensazione di aver gettato due ore della propria vita. Non sorprende a questo punto che il film in America sia stato un flop di dimensioni bibliche, che ammonta a 100 milioni di dollari statunitensi! Dei quali 15 -precisiamo- sono stati spesi tutti nelle riprese aggiuntive affidate a Fede Alvarèz!

Dobbiamo dunque considerarci fortunati che il film non sia stato distribuito anche nelle nostre sale, risparmiandoci anche il costo del biglietto! Cosa non successa in America, invece, sfortunatamente per i nostri appassionati di cinema, nonché colleghi, americani!

In conclusione? Film dal grezzo potenziale, ma privo di spessore. Attori non “aggrappanti” e regista poco incisivo che si perde nello stesso groviglio causato dalla matassa di confusione che sembra rispecchiare, oltre i suoi pensieri, anche la sua regia e il suo operato. 
Assolutumante nulla a che spartire con Avatar (2012).

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