Il Coronavirus sta impazzando creando sempre più preoccupazione e, per via dell’ordinanza regionale, molti cinema sono chiusi fino all’8 marzo. I film che escono al cinema sono parecchi e uno che merita attenzione è sicuramente “Nel labirinto delle tartarughe”, fruibile da giovedì 5 marzo. Si tratta di un film d’animazione che ha ottenuto tantissimi premi all’European Film Award e ai Goya. Una pellicola della Disney diretta da Salvador Simò.
Una pellicola che è la trasposizione cinematografica della graphic novel di Fermìn Solis. Si tratta di un film molto audace e coraggioso che mescola realtà e mondo onirico raccontando una fase creativa molto importante di uno dei più grandi registi del surrealismo spagnolo, ovvero Luis Bunuel. In seguito al lungometraggio di “L’age d’or“, il regista ha deciso di allontanarsi, per via di alcune questioni, dall’amico e pittore surrealista spagnolo, Salvador Dalì.
In seguito, ebbe dei problemi finanziari per un nuovo film, ma grazie all’amico Ramòn Acìn, che vinse una fortuna nella lotteria del Natale del 1932, riuscì a realizzare il suo documentario con l’amico che divenne il suo unico finanziatore. Il nome della pellicola era “Las Hurdes. Tierra sin pan”(Terra senza pane).
Grazie a due collaboratori francesi e ad Acìn, Bunuel riesce a realizzare questo documentario girato e ambientato a Las Hurdes, una regione contadina della Spagna che si trova al confine con il Portogallo. Una regione molto povera dalle pessime condizioni igieniche che rimase immediatamente impressa al regista spagnolo. Le tartarughe del titolo sono i tetti delle case di Las Hurdes.
“Nel labirinto delle tartarughe” non è altro che la trasposizione cinematografica di quel viaggio con l’aggiunta di immagini e disegni che sono il fulcro della pellicola. Un film che è anche una denuncia per raccontare le condizioni di vita di quelle abitazioni e di quel mondo. Un viaggio in cui non solo si raccontano alcune problematiche, ma emerge anche un aspetto difficile della vita di Bunuel.
Nel film, sono messi in risalto il suo rapporto difficile con il padre, ma anche l’amicizia con Acìn che lo ha aiutato molto sino a Dalì, compreso anche il rifiuto di allontanarsi da certi modelli e stereotipi con cui è cresciuto. Un viaggio che è il ritratto di un uomo tormentato, complicato, ma anche profondamente talentuoso e creativo come il mondo ha imparato a conoscere.