Anomalisa: Il nuovo modo di concepire l’animazione di Kaufman

"Anomalisa", esordio nel mondo dell'animazione per l'eclettico sceneggiatore e regista Charlie Kaufman segna un nuovo modo di concepire i lungometraggi animati mediante stop-motion

Anomalisa: Il nuovo modo di concepire l’animazione di Kaufman

Il vincitore premio oscar per la sceneggiatura di “Se mi lasci ti cancello”, Charlie Kaufman, torna nel ruolo di regista dopo la delirante e geniale esperienza di “Synecdoche, New York” del 2008, stavolta però l’eclettico pioniere del surreale sceglie il mondo dell’animazione per le sue sperimentazioni introspettive.

La trama del film non è troppo complicata, potremmo però definirla piuttosto “surreale”: il protagonista è Michael Stone che di mestiere scrive manuali dedicati alle aziende per la gestione ottimale dei clienti e per questo motivo si trova a recarsi a Cincinnati per una conferenza. Ma Stone soffre di un grave disturbo che non ha mai rivelato a nessuno: non riesce a percepire l’identità delle persone, per lui tutto appaiono allo stesso e identico modo con viso e voce uguali.

Qualcosa però nella sua vita sta per cambiare e la sera prima del meeting, per caso incontra Lisa e questa volta la donna in questione ha un proprio viso e una sua voce. Il protagonista comincia a chiedersi se la donna non sia “l’anomalia” (da cui il titolo criptico “Anomalisa”) che da tempo aspettava.

“Anomalisa” diventa così un caso unico nel panorama del lungometraggio animato mediante la tecnica dello stop-motion (in questo particolare caso finanziata con una campagna di crowdfunding), non solo per l’innovativo utilizzo di quest’ultima che permette di creare un’atmosfera naturale riguardo alla particolare percezione del protagonista che per molti può sembrare assurda, ma sopratutto per le tematiche affrontate dal regista.

Punto centrale della vicenda, come in molti lavori di Kaufman, è la consueta attitudine posseduta dall’essere umano di auto-ostacolare la propria ricerca della felicità, confondendo la crudeltà del destino con l’inesorabile verità dell’imperfezione della vita. Inutile dire che non potevamo aspettarci altro dato i precedenti di Kaufman, sceneggiatore di  “Essere John Malkovich” e “Il ladro di orchidee” pellicole a dir poco particolari e originali che spesso mettono in crisi le aspettative degli spettatori.

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