Animali Notturni: una storia cinica e sinuosa

Presentato alla 73° Mostra di Venezia, finalmente Animali Notturni è arrivato nelle sale italiane. Tom Ford firma il suo secondo film alla regia, curandone anche la sceneggiatura non originale.

Animali Notturni: una storia cinica e sinuosa

Basato sul romanzo “Tony and Susan” di Austin Wright, Animali Notturni tratta la delicata tematica della debolezza.
Una debolezza che spesso scaturisce non dalla propria insicurezza, ma da quella che gli altri in un modo o nell’altro tentano di fare avvertire nei nostri confronti.

Per quanto si possa essere aperti alle opinioni altrui, in un modo o nell’altro si rimane sempre feriti dalla vellutata violenza delle parole. E non parliamo solo di parole pronunciate. Parliamo anche di parole non dette, tenute nascoste e, in tal modo, capaci di condurci all’esasperazione. A quel punto, cos’è che rimane? Semplice. La voglia di rivalsa.

Una rivalsa personale che si fa strada per due ore con un gioco di tagli di montaggio fra realtà e flashback, focalizzandosi sul passaggio fra questi mediante l’adozione di un cambiamento efficace da colori freddi a caldi. E poi c’è la seconda realtà.
Una realtà che è fiction spietata al contempo, trasudante da ogni singola parola del romanzo “Animali Notturni” che lo scrittore Edward (Jake Gyllenhaal) ha scritto, dedicandolo ed ispirandosi all’ex-moglie Susan (Amy Adams).

Susan ha da poco inaugurato la sua galleria d’arte, ma fin dalle prime scene si avverte la frustrazione dovuta al non aver fatto della propria vita ciò che voleva veramente. Possedere una casa lussuosa, provenire da una famiglia benestante, è irrilevante se si è consci di essersi fatti sfuggire di mano ciò che è la vera ricchezza. Nelle notti trascorse da insonne legge il romanzo che Edward le ha spedito, sentendosi minacciosamente coinvolta nella spirale di eventi che vede protagonista Tony (interpretato sempre da Gyllenhaal). Ed è da questo istante che ci si accorge di un cambiamento radicale del film che, così come il libro “narrato nel film”, diventa thriller.

Tony ha a che fare con personaggi cinici, indifferenti alla sensibilità altrui. Sensibilità che erroneamente viene spesso spacciata per debolezza. La sua è una personalità che subisce passivamente ed è incapace di reagire, se non fosse per il sostegno del tenente Bobby Andes (Michael Shannon), dotato di una vera e propria anima vendicativa nei confronti di criminali e stupratori che riescono a farla franca. La ricerca della verità e della giustizia spingerà Tony a varcare dei confini che mai si sarebbe immaginato di varcare, perdendo inesorabilmente la propria moralità.

Amy Adams è semplicemente incredibile. I numerosi primi piani le rendono giustizia agli occhi e all’espressività. La sua essenza femminile è disarmante. Jake Gyllenhaal compie egregiamente il suo “doppio” lavoro nei panni di Edward e di Tony. Michal Shannon presta al personaggio del tenente tutta la sua tecnica recitativa. Non ci sarebbe da meravigliarsi se si ritrovasse candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista. Aaron Taylor-Johnson convince molto nelle prime scene, quasi irriconoscibile, ma a causa delle poche comparse che la storia gli ritaglia finisce per diventarne l’unica nota stonata.

Continua a leggere su Fidelity News