Addio a Ettore Scola, maestro del cinema italiano

Ci lascia Ettore Scola, uno dei grandi registi del cinema italiano. Con titoli come "Una giornata particolare" e "C'eravamo tanto amati" ha saputo raccontare l'Italia come soltanto in pochi ci sono riusciti

Addio a Ettore Scola, maestro del cinema italiano

Il grande regista Ettore Scola si è spento ad 84 anni, dopo una vita fruttuosa al servizio del cinema, la decima musa. Ha usato la macchina da presa come strumento poetico per ricordare agli italiani le loro radici e per tenere vivi sentimenti di libertà e di rispetto per gli altri. Indimenticabile, e pietra miliare nella storia del cinema italiano, il suo film forse più conosciuto:”Una giornata particolare“, nel quale una giovanissima Sophia Loren, insieme ad un magistrale Marcello Mastroianni, rivelano agli italiani i palpiti e le tensioni, le persecuzioni e le angosce degli italiani più sensibili nel periodo dei primi anni dell’affermazione del fascismo.

La banalità del quotidiano diviene cifra universale contro tutte le oppressioni e le tirannie. La sua lunga carriera è stata costellata di successi e di importanti traguardi. Come non ricordare “C’eravamo tanto amati“, “La terrazza” o “La famiglia“, pellicole con le quali ha messo a nudo ben prima dei tempi contemporanei le sottili e perverse alchimie che regolano i rapporti familiari e sociali in un ambiente quasi da tragedia greca con finali sconvolgenti ed impensati.

Il tutto sempre con garbo, sottile ironia e malinconia per i risvolti oscuri dell’animo umano. Ettore Scola ha messo a nudo i meccanismi, a volte cinici e impietosi, che regolano la società civile quando gli uomini dimenticano la loro umanità. Copn lui scompare una parte importante del cinema italiano e uno degli ultimi rappresentanti di quella corrente cinematografica che vide nel Neorealismo un momento di fervida attività nel panorama del cinema italiano.

Ha speso l’intera vita nel segno dell’impegno civile, politico e sociale. Il suo ultimo lavoro prende il titolo di “Ridendo e scherzando“, presentato insieme alle figlie Paola e Silvia alla Festa di Roma, tenutasi lo scorso novembre: il documentario che racconta la sua vita e la sua carriera. In quell’occasione aveva detto “Il cinema è un lavoro duro ma si può, ridendo e scherzando, mandare qualche messaggetto, qualche cartolina postale con le proprie osservazione sul mondo. Il cinema è come un faretto che illumina le cose della vita”. Lascia un vuoto incolmabile nel mondo del cine ma italiano, con lui termina un ciclo, artistico ed esistenziale.

Continua a leggere su Fidelity News