I tifosi juventini staranno ancora esultando per il pareggio-qualificazione di ieri, ma la squadra è già concentrata sulla finale di Coppa Italia anticipata al 20 maggio, e non può non pensare anche alla finale di Berlino, il prossimo 6 giugno, dove andrà a giocarsi per l’ottava volta nella sua storia, la prima in cui parte indubbiamente da sfavorita. Tevez-Messi, sul piano squisitamente tecnico, sarà la sfida più affascinante della partita: compagni di nazionale, secondo i rumors non andrebbero nemmeno d’accordo (tanto che, si dice, Tevez sia stato escluso per tanto tempo dalla Nazionale argentina proprio a causa dell’opposizione alla sua convocazione da parte di Messi), ma soprattutto gli uomini più rappresentativi della propria squadra.
Abbiamo citato il duello più importante, ma potremmo farne altri 10, fino a completare le sfide tra i 22 in campo. Nonostante tutto, alla notizia della finale tra Juve e Barcellona, agli appassionati di calcio saranno balenati subito in mente tre nomi: Giorgio Chiellini, Patrice Evra e Luis Suarez, con i due juventini che, per un motivo o per l’altro, hanno un conto aperto col fenomenale attaccante uruguaiano del Barça.
Partiamo dalla questione Chiellini-Suarez. Tutti ricorderanno l’episodio del Mondiale 2014, durante il match tra Uruguay e Italia, in cui Luis Suarez ha morso sulla spalla il difensore azzurro. Non sanzionato dall’arbitro, Suarez subì una lunga squalifica che gli ha fatto saltare i primi mesi di Barcellona, costringendolo a rientrare per il Clasico col Real Madrid, conquistando in fretta il pubblico del Camp Nou grazie alle sue incredibili prestazioni.
Ancor più grave l’episodio che ha visti coinvolti Luis Suarez e Patrice Evra. Siamo in Inghilterra, quando l’attaccante giocava al Liverpool e il terzino al Manchester United, e Suarez fu squalificato per 8 giornate dalla Premier, accusato di aver rivolto insulti razzisti a Evra. Non pago, decise di non stringere nemmeno la mano al terzino dello United nel successivo incontro tra i due, mandando Evra su tutte le furie. Lo stesso Evra, però, questa volta l’ha tesa sì la mano, stemperando gli animi: “Certo, nessun problema. Mi interessa solo che senta la mia presenza sul campo, non altro. Sono orgoglioso di ciò che sono e del colore della mia pelle, il resto non conta”. Un gran signore, non c’è che dire.