Roberto Baggio, il campione fuori dalla luce dei riflettori

Intervistato in esclusiva da Vanity Fair il numero dieci si racconta: dall'errore di Pasadena che è il suo più grande rimpianto, al buddismo, sino alla ricetta per diventare campioni.

Roberto Baggio, il campione fuori dalla luce dei riflettori

É considerato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, lui è Roberto Baggio e ha vestito tra le altre le maglie di: Juventus, Inter e Milan ed è stato un calciatore importante per la Nazionale, vicecampione del mondo a Usa ’94. È risultato essere il miglior calciatore al mondo nell’anno 1993, quando conquistò il Pallone d’oro, il più ambito dei trofei individuali.

É soprannominato il Divin codino, per il modo di portare i capelli che fu imitato da tanti giovani di quel periodo. È stato recentemente intervistato da Vanity Fair e sebbene in lui sia ancora viva la passione per il Calcio, di natura è schivo, ama stare lontano dai riflettori e vive tranquillamente nella sua Caldogno, cittadina di 11 mila abitanti in provincia di Vicenza; immerso nel verde e nella natura, gioisce delle semplici cose.

Roby è notoriamente buddista e dice che la fede lo aiuta nella sfida che è la vita, lo aiuta ad individuare quali siano le cose importanti e vere, allontanandolo dal superfluo. Come dice spesso nelle sue interviste per arrivare all’apice, in qualsiasi ambito, servono non solo il talento che in fondo è soltanto un dono, ma soprattutto il sacrificio e l’abnegazione, con questi ingredienti si può andare lontani; esorta tutti a diffidare da chi promette successi facili.

Dichiara di seguire ancora il Calcio, anche quello femminile (ha una nipote che lo pratica) e che ha molta fiducia in Luciano Spalletti, attuale CT della Nazionale, afferma che sa come lavorare con i ragazzi, purchè gli sia dato il giusto tempo a disposizione. È logico che in una bellissima carriera come la sua, ci sia stata qualche delusione, lui stesso dice che c’è soltanto un momento che non dimenticherà e che cambierebbe volentieri, sebbene gli italiani lo abbiano già perdonato: è la giornata di Pasadena e quel rigore sbagliato.

Si giocava la tanto attesa finale della Coppa del mondo contro il Brasile, ultimo atto del mondiale USA ’94 e ai tiri di rigore lui (ma non solo lui) dal dischetto sbagliò, il pallone andò sopra la traversa e in quel preciso momento si infranse il rincorso sogno di una vita, quello di divenire campione del mondo con la divisa azzurra.

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