Milano si appresta a riscoprire uno degli artisti stranieri che hanno maggiormente influito a segnare un’epoca a livello culturale, guidando il nostro Paese alla transazione dai fasti del Rinascimento alle ricercatezze del Barocco: Pietro Paolo Rubens, in arte semplicemente “maestro Rubens“, pittore fiammingo vissuto a cavallo tra XVI e XVII secolo che visse per ben otto anni in Italia tra il 1600 ed il 1608.
Rubens è stato definito dallo storico Giuliano Briganti come “l’archetipo stesso del Barocco“, e la curatrice della mostra Anna Lo Bianco ha affermato come il maestro fiammingo abbia largamente influenzato pittori nostrani del calibro di Luca Giordano, Giovanni Lanfranco, Gian Lorenzo Bernini e Pietro da Cortona.
Milano ospiterà dunque 40 straordinarie opere d’arte firmate dal celebre artista nell’omonima mostra “Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco” in quella che sarà la più grande rassegna mai organizzata in onore del pittore. Ciò è stato possibile grazie ad un lavoro durato per ben tre anni ed alla collaborazione con Civita, Milano Cultura e Palazzo Reale.
Oltre alle opere del maestro Rubens, la mostra ospiterà anche più di trenta quadri dei protagonisti italiani del Barocco risalenti ad un periodo compreso tra la fine del 1500 e la prima metà del 1600, grazie al benestare di musei e dei proprietari delle collezioni private di provenienza: alcuni lavori arriveranno da Madrid, altri da Berlino, dal Lichtenstein e persino da San Pietroburgo.
Lo scopo rimane uno solo: allestire la più grande mostra mai realizzata in Italia per celebrare Pietro Paolo Rubens ed il Barocco. Un’operazione studiata fin nei minimi particolari come spiegato dalla curatrice, la quale ha elogiato il lavoro dell’architetto Corrado Anselmi nel “valorizzare il confronto su stile, temi o dettagli“.
“Mi piacerebbe che l’incontro con Rubens lasciasse una traccia della sua natura radiosa del profondo amore per la vita che lo contraddistingue“, ha concluso Anna Lo Bianco. Fino al prossimo 26 febbraio dunque, Milano potrà avere l’onore di ospitare il lascito di uno dei più grandi pittori d’ogni tempo; e che per ben otto anni scelse proprio l’Italia come laboratorio di sperimentazione.