Per Franco Ferragatta, morto a 54 anni, la pittura non era solo una grande e indiscussa passione, ma un vero e proprio stile di vita, quello che più le dava senso. Il suo impegno per portare l’arte ad ogni livello e in ogni luogo è stato massimo, per questo era noto e apprezzato. Estroverso e socievole, era stato molto amico dell’artista Roberto Albeltaro, scomparso qualche anno fa, del quale aveva curato un’importante retrospettiva.
La passione per l’arte, specie quella figurativa, nasce in Ferragatta al liceo scientifico, nelle ore di disegno, per poi sopirsi fino all’11 agosto del 2016, quando uno dei soci di Futur’arte gli dona dei suoi materiali in disuso per dipingere, tra i quali un vecchio cavalletto da tavolo e dei pennelli spelacchiati, assieme ad alcuni tubetti di colore in parte ormai secchi. Così ha inizio l’avventura, partendo da materiali certo non di prima qualità e da quello che si poteva trovare al supermercato.
La sua arte oscillò tra un naif moderno e a tratti futurista, con ispirazione diretta dai luoghi della memoria e dalle emozioni più intime del suo territorio, fino ad arrivare ad opere decisamente più informali e mature. Tutti i suoi lavori erano permeati da uno stile teso alla continua e spesso ardita sperimentazione, era libero da ogni limite formale e prospettico, dava forma a incontrollabili impulsi del profondo della sua anima, come solo i veri artisti sanno fare.
Aveva fondato nel 2016 il gruppo Futur’arte e avviato, in collaborazione con Il Bistrot di Largo D’Azzo, una serie di mostre nelle quali venivano fatte ruotare le opere degli artisti aderenti al sodalizio. Una ricerca di luoghi insoliti che aveva trovato sponda anche nel Comitato Vecchia Porta Casale, con il quale Ferragatta organizzava da tempo la mostra d’arte alla Sagra d’la Panissa.
Il funerale di Ferragatta verrà celebrato martedì alle ore 10:30, nella chiesa di Billiemme, nella stessa location lunedì, alle 17;00, sarà recitato il rosario: il pittore lascia i genitori Franca e Giuseppe, il fratello Marco con la moglie Michela, oltre ad una grande comunità di artisti e creativi che ne apprezzavano l’opera e la visione.