L’arte dei muretti a secco diventa Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco

Il muretto a secco è stato il primo esempio di manufatto umano ed è presente in tutte le culture del pianeta. Rappresenta il primo tentativo di modificare l’ambiente per ricavarne un qualsiasi uso.

L’arte dei muretti a secco diventa Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco

I muretti a secco custodiscono il Dna del nostro paesaggio rurale, essendo i primi esempi di manifattura umana, realizzati in perfetta armonia con l’ambiente circostante. Un’arte antica che l‘Unesco ha deciso di dichiarare Patrimonio dell’umanità. Un riconoscimento che conferma come i valori dell’agricoltura siano “riconosciuti come parte integrante del patrimonio culturale dei popoli”.

I muretti a secco inoltre, per la Coldiretti e per il Ministro delle politiche agricole e del turismo, Gian Marco Centinaio, rappresentano il lavoro di generazioni di agricoltori, impegnati nella lotta al dissesto idrogeologico provocato da frane, alluvioni o valanghe.

L’ Italia è piena di muri a secco, da nord a sud e isole comprese. “L’arte del Dry stone walling riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra secca. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l’applicazione pratica adattata alle particolari condizioni di ogni luogo in cui viene utilizzata“, spiega l’Unesco.

Tra le regioni italiane promotrici della candidatura c’è la Puglia, allo scopo di tutelare una tradizione che unisce in pratica tutta la Penisola e ha i suoi punti forti nella Costiera amalfitana, a Pantelleria, nelle Cinque Terre e in Puglia, nel Salento e nella Valle d’Itria. Il sud Italia rileva la più alta concentrazione, a partire dalla Campania, dove vengono utilizzati per perimetrazioni e terrazzamenti.

In Puglia i muretti a secco delimitano soprattutto i grandi uliveti o gli ovili (jazzi) delle masserie storiche e fanno anche da struttura portante per edifici d’uso abitativo come i trulli. In Calabria servono soprattutto a sorreggere i vigneti terrazzati (le armacìe) lungo le ripide pendici della Costa Viola. In Sicilia, invece, i muri a secco delimitano soprattutto i terreni agricoli.

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