La spigolatrice di Sapri: erotica e sessista

Non si spegne la polemica nata intorno alla statua della Spigolatrice di Sapri, realizzata dall'artista Emanuele Sifano, considerata erotica e sessista.

La spigolatrice di Sapri: erotica e sessista

Non si spegne la polemica nata intorno alla statua della Spigolatrice di Sapri, realizzata dall’artista Emanuele Sifano, e inaugurata recentemente alla presenza dell’ex premier Giuseppe Conte. Da una parte c’è chi ne chiede l’abbattimento, perché veicolerebbe con le sue curve morbide e procaci un’immagine stereotipa e fuorviante della donna, considerata unoggetto sessuale. Dall’altra, invece, c’è chi la difende, spingendosi a definire lo scultore inconsapevole delle fattezze fisiche delle donne meridionali.

L’opera è stata commissionata per celebrare uno degli episodi più noti del Risorgimento italiano, la fallita spedizione di Sapri di Carlo Pisacane e, in particolare, la poesia ispirata da quei fatti storici, scritta da Luigi Mercantini, in cui la protagonista è proprio una spigolatrice di grano, ovvero una donna che si occupava della raccolta delle spighe rimaste nel campo dopo la mietitura. 

Nel componimento, la donna, ovvero La spigolatrice di Sapri, assiste allo sbarco dei rivoltosi e s’innamora di Pisacane, rinunciando al suo lavoro per seguire il gruppo dei mazziniani. La donna segue i trecento, giovani e forti, ma nulla può di fronte alla sanguinaria reazione delle truppe borboniche, supportate dai contadini di Sapri. La stessa donna pasionaria non riuscirà più a scorgere quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro, ossia lo stesso Carlo Pisacane che si toglierà la vita a seguito della insurrezione popolare fallita, conclusasi con la cattura o la morte dei patrioti.

“Se fosse stato per me” ha dichiarato Emanuele Sifano “avrei fatto una figura completamente nuda, perchè sono amante del corpo umano, e nel caso della Spigolatrice, poiché andava posizionata sul lungomare, ho approfittato della brezza marina che la investe per dare movimento alla lunga gonna, e mettere così in evidenza il corpo”.

Questo per ribadire che il soggetto ritratto non vuole essere una interpretazione fedele all’immagine di una contadina dell’800, bensì rappresentare un ideale di donna, evocarne la bellezza e la fierezza, e soprattutto il risveglio di una coscienza civile.

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