La Ragazza con l’orecchino di perla, lo studio neurologico, perché ci cattura?

La Ragazza con l’orecchino di perla, il celebre dipinto di Veermer: un quadro apparentemente semplici, ma che cattura il nostro sguardo. Perchè? La risposta arriverebbe da uno studio neurologico.

La Ragazza con l’orecchino di perla, lo studio neurologico, perché ci cattura?

C’è chi l’ha ribattezzata La Monna Lisa del Nord, ma il vero nome dell’opera è La Ragazza col turbante, anche nota come La Ragazza con l’orecchino di perla, ed è la protagonista di uno dei dipinti più noti del pittore olandese Jan Vermeer. Il quadro, apparentemente semplice, con linee chiare e regolari, risulta però particolarmente ipnotico e popolare, tanto da essere riconosciuto anche da coloro che, di arte, non si interessano affatto.

Potrebbe essere il gioiello, pieno e luminoso, oppure la particolare inclinazione della luce che colpisce il soggetto, oppure ancora la rara bellezza della ragazza ritratta. Un recente studio, però, attribuirebbe tale fascino ad una questione neurologica, ovvero al modo in cui il nostro cervello reagisce davanti al capolavoro dell’arte fiamminga.

Il museo situato a L’Aia, la Mauritshuis, che ospita il quadro, avrebbe commissionato uno studio di neuroscienze alla nota agenzia di ricerca Neurensics finalizzato a valutare l’influenza che questo ritratto datato diciassettesimo secolo, ha sul cervello degli osservatori. Secondo gli esperti, dunque, Vermeer, durante l’esecuzione dell’opera, avrebbe sfruttato un fenomeno già noto agli psicologi: il cervello umano risulterebbe particolarmente attratto dai volti e dalla loro espressione, al fine di decifrarne l’umore e le intenzioni come metodo di difesa.

I ricercatori affermerebbero anche che Vermeer avrebbe fatto un passo in più, riuscendo a catturare lo sguardo dell’osservatore creando un vero e proprio ciclo di attenzione: l’occhio, infatti, si concentrerebbe prima sullo sguardo della ragazza dipinta, poi sulla bocca, e successivamente sul punto di luce dell’orecchino, per poi ricominciare. La particolarità dell’opera, di avere ben tre punti focali, rappresenterebbe proprio l’elemento di distinzione tra La Ragazza con l’orecchino di perla, da altri capolavori di Vermeer.

Come dimostrazione di questo studio, ci sarebbe un esperimento avanzato dal neuroscienziato Martijn den Otter che, analizzando alcuni avventori del museo che hanno accettato di sottoporsi alla pratica, avrebbe notato alcuni particolari. Il tracciamento oculare degli stessi, infatti, avrebbe rilevato esattamente che cosa i soggetti stessero guardando, confermando la teoria del ricercatore.

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