Importante quadro del Seicento donato agli Uffizi a Firenze

La tela si lega ad uno degli episodi più celebri della Divina Commedia, descritto nel XXXIII canto dell’Inferno. Un’opera rara e sofisticata, testimonianza precoce della fortuna della Divina Commedia.

Importante quadro del Seicento donato agli Uffizi a Firenze

È entrato a far parte della collezione privata della Galleria Degli Uffizi l’importante quadro, il Conte Ugolino, dipinto agli inizi del 600, in occasione delle celebrazioni per il settecentenario della morte di Dante Alighieri. La tela è stata dipinta da Fra Arsenio, Donato Mascagni. L’opera vedrà la luce con la sua imponenza, di notevoli dimensioni, presto, nella sala del secondo piano. 

Il dipinto è la rappresentazione di un cantico dell’Inferno di Dante, protagonista il conte Ugolino della Gherardesca, un politico italiano ghibellino che parteggiò per i guelfi e comandante navale del XIII secolo. Raffigurato da Dante come traditore della patria e destinato nell’anello più profondo dell’Inferno.

L’opera ha una grande importanza iconografica, il conte perì in una torre a Pisa dove era rinchiuso, con figli e nipoti, poichè morì di fame, celebre nell’Inferno di Dante la frase “Poscia, più che ‘l dolor, poté ‘l digiuno”, descrivendo il conte come un cannibale, nella legge del contrappasso, che si cibò dei nipoti rinchiusi con lui nella Torre.

Nel dipinto vengono rappresentati i nipoti che si accasciano stremati per la mancanza di cibo, mentre un fascio di luce li ritrae, con il conte al centro attonito che nulla può fare se non assistere alla dipartita dei giovani, mentre anch’esso è prossimo alla morte. Dietro di loro penombra e messo in rara luce l’anatomia umana dei personaggi.

L’ubicazione originaria del dipinto era nella Spezieria del Convento Servita della Santissima Annunziata di Firenze, dove è rimasto fino alla seconda metà dell’Ottocento. Il dipinto è raro perchè non vi sono rappresentazioni del filone dantesco nell’arte e questo è uno dei pochi rappresentati.

Grazie al generoso dono da parte dei Friends of the Uffizi Galleries, che hanno donato l’opera è possibile visionarla, si dimostra entusiasta il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, e Per la presidente degli Amici degli Uffizi Maria Vittoria Rimbotti: che conferma che quest’opera appartiene a Firenze e ai fiorentini. 

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