I rifiuti diventano arte: da Picasso a Schult

Viaggio nella storia dell'arte attraverso la riutilizzazione dei rifiuti: dai grandi artisti come Picasso e Schult al riciclo creativo degli alunni applicato durante la didattica a distanza.

I rifiuti diventano arte: da Picasso a Schult

Come sosteneva l’artista americano Andy Warhol, esponente della Pop Art,  “gli scarti sono probabilmente brutte cose, ma se riesci a lavorarci e a renderli interessanti c’è molto meno spreco”. Ed è proprio abbracciando questa teoria che gli alunni della scuola secondaria di I grado dell’Istituto Comprensivo “Corrado Alvaro” di Francavilla / Cerchiara con sede distaccata di San Lorenzo Bellizzi, guidato dalla dirigente scolastica Maria Carmela Rugiano, hanno percepito negli oggetti inutili un deposito di grande valore creativo, etico e ambientale.

Il ritorno della didattica a distanza ha favorito la riscoperta dei materiali abbandonati in fondo ai cassetti, quali cucchiai di legno, ritagli di stoffa, avanzi di lana e nastrini che recuperati e manipolati si sono trasformati in bambole, befane e fate. Un modo per avvicinarsi al mondo dell’arte e per interpretare la condizione dell’uomo contemporaneo sopraffatto dalla corsa agli acquisti, dall’accumulo dei beni materiali e schiacciato dai suoi stessi rifiuti.

In questo contesto, l’installazione “Trash Man” dell’artista tedesco Ha Schult è diventata lo specchio della società attuale, con la realizzazione di gigantesche figure di uomini spazzatura situate nei luoghi mondiali più strategici, dalla Grande Muraglia Cinese alle Piramidi di Egitto, sino alla piazza del Popolo a Roma.

Una sperimentazione sugli scarti iniziata già con l’artista spagnolo Pablo Picasso e con l’artista francese Georges Braque, propensi ad inserire dei fogli di giornale nei loro famosi collage, ovvero i papiers collè cubisti. Operazione di riuso diventata una costante negli ironici oggetti pronti all’uso, ovvero nei ready mades dadaisti dell’artista francese Marcel Duchamp. Come emblematica è diventata la “Venere degli stracci” dell’artista biellese Michelangelo Pistoletto, esponente dell’Arte Povera, dove la bellezza immortale della divinità è accostata ai cumuli di spazzatura.

Ma l’attività della riutilizzazione dei materiali risale alla costruzione dei tepees degli indiani d’America rivestiti con la pelle dei bisonti e al rinomato Colosseo, originariamente Anfiteatro Flavio, depredato degli scudi, dei fregi dorati, delle statue, dei perni in ferro e dei blocchi di travertino reimpiegati nella costruzione della basilica di San Pietro, di palazzo Barberini e del porto di Ripetta di Roma.

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