Gatto impagliato al museo: proteste della LAV

L'allestimento della mostra, in corso al Museo di Bologna, riguardante un gatto impagliato e colombi imbalsamati, sta scatenando polemiche da parte della LAV che parla di mancanza di rispetto e di empatia.

Gatto impagliato al museo: proteste della LAV

Ci sono opere d’arte che raccontano diverse emozioni, stati d’animo ma che sono anche rappresentative di momenti come la Natività o anche la morte. Altre possono scandalizzare e far insorgere critiche e proteste. Un’opera esposta al MAMBO, il Museo di Bologna, che raffigura un gatto impagliato in una fotocopiatrice sta scatenando una serie di polemiche e di proteste da parte della LAV e degli animalisti, in generale. 

Un’installazione che prende il nome di Copycat che è stata realizzata da Eva e Franco Mattes due artisti. Un’installazione che i visitatori possono ammirare al MAMBO, il museo bolognese, appunto, all’interno della mostra “Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo” che è in allestimento fino al 7 settembre. 

L’installazione raffigura un gatto impagliato appoggiato su una fotocopiatrice dove i visitatori, qualora volessero, possono, azionando la macchina, realizzare delle riproduzioni nel formato A3 del felino. Un’esposizione per la quale vi sono molte proteste di animalisti, a cominciare dalla LAV stessa che non ritiene si possa parlare di opera d’arte. 

Secondo gli esponenti della LAV, non è possibile parlare di ironia, come il titolo della mostra presenta, in quanto si tratta di “una grottesca mancanza di empatia verso un essere vivente e senziente che, fino a poco tempo fa, era in vita”. Non si può neanche parlare di empatia come è stato loro risposto. L’arte non deve essere banalizzazione, ma rispetto, continua Felicetti, Presidente della LAV. 

Una mostra che non presenta soltanto il gatto impagliato ma anche i colombi imbalsamati. Il Presidente della LAV chiede assolutamente al sindaco che vengano rimossi tutti gli animali facenti parte dell’allestimento in quanto manchevole di rispetto. I curatori della mostra rispondono che si tratta di una pratica quale la tassidermia e che hanno usato tutte le norme vigenti in atto senza mancare di rispetto a nessuno. 

Per i curatori è un esperimento tra la creazione e la produzione dove i visitatori che decidono di recarsi a vederla possono domandarsi il senso della natura stessa dell’arte. 

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