A Bologna "Stigmata", la mostra sulla storia del tatuaggio

"Stigmata – La tradizione del tatuaggio in Italia", allestita fino al 30 aprile al Museo Civico Medievale fa conoscere le origini del tatuaggio in Italia. Di notevole interesse sono le tavole di Cesare Lombroso.

A Bologna "Stigmata", la mostra sulla storia del tatuaggio

Appartenza ad una tribù, esibiti da reali e marinai, da prostitute e da pellegrini, da carcerati e crociati, i tatuaggi e la loro storia italiana sconosciuta sono gli elementi cardini della mostra “Stigmata – La tradizione del tatuaggio in Italia, allestita fino al 30 aprile al Museo Civico Medievale.

Si tratta del primo evento organizzato dall’associazione Stigmata, a cura di Jurate F. Piacenti e Luisa Gnecchi Ruscone.

La testimonianza più antica giunge dal confine italo-austriaco dove, nel 1991, sulle alpi Otzalet, viene rinvenuto il corpo congelato e ottimamente conservato di un uomo chiamato Ötzi che gli scienziati ritengono sia vissuto circa 5300 anni fa: la mummia aveva sulla pelle 61 tatuaggi, distribuiti per tutto il corpo e realizzati come rimedio terapeutico nei punti ove oggi agisce l’agopuntura. Alla mostra sono presenti i documenti che raccontano il legame tra tattoo e religione prima che tale attività fosse prevalentemente associata ai criminali.

I primi cristiani si tatuavano per esporre la propria fede mentre, durante il Medioevo, i pellegrini di tutta Europa mettevano in evidenza sulla loro pelle i simboli dell’avvenuto cammino: al Santuario di Loreto, fino alla metà degli anni Cinquanta, tale pratica veniva ancora eseguita.

I Crociati si tatuavano i simboli del cristianesimo per essere riconosciuti alla morte, ed essere sepolti in terra consacrata. Dal Museo di Antropologia Criminale ‘Cesare Lombroso’ – Università di Torino – provengono immagini e disegni inediti di carcerati e malavitosi, studiati a cavallo tra l’800 e il 900 a dimostranza che il tatuaggio fosse legato alla natura violenta e criminale.

In mostra, timbri e stampe che espongono l’iconografia religiosa sviluppatasi nel corso dei secoli, in contrapposizione ai disegni diffusi tra i carcerati e malavitosi. Dal Tattoo Museo Gian Maurizio Fercioni una serie di macchinette per tatuaggi, costruite dai carcerati adattando gli oggetti più disparati come campanelli elettrici o dentiere.

Il tatuaggio è il linguaggio più antico del mondo, affonda le sue radici nello sciamanesimo.

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