Il poeta in “Scarp del tennis”, ecco come viene ricordato Enzo Jannacci, cardiologo di giorno, cantautore, cabarettista e attore di sera.
Dopo la maturità classica al liceo Manzoni di Milano, dove conosce Giorgio Gaber, Jannacci si laurea in chirurgia generale ed esercita la professione di chirurgo per alcuni anni, prima di dedicarsi anima e corpo alla musica. A metà degli anni 50’ inizia a frequentare gli ambienti del cabaret milanese, avvicinandosi al jazz e al rock and roll e venendo a contatto con artisti quali Celentano, Tenco e Gaber, con il quale formò un sodalizio durato più di quarant’anni.
Artista poliedrico con uno spiccato sense of humor, figura dalla forza dirompente nella storia della musica italiana, Jannacci ha contribuito a svecchiare la proposta musicale allora dominante, portando un linguaggio nuovo e surreale, fatto di storie di poveri, emarginati, e, soprattutto, della sua amata Milano.
Tra i suoi più grandi successi troviamo “Vengo anch’io. No, tu no”, “Veronica”, “Messico e nuvole”, “Ho visto un re”, ma non possiamo dimenticare le sue esperienze nel cinema (ha interpretato piccole parti in pellicole di Scola, Monicelli, Wertmuller, ecc) e a teatro.