Grayjay, l’app che mette i creatori al centro: streaming multi‑servizio senza pubblicità invasiva

Grayjay unifica contenuti da YouTube, Twitch, SoundCloud e altre piattaforme in un’unica interfaccia, puntando su privacy, controllo dell’utente e riduzione degli spot pubblicitari.

Grayjay, l’app che mette i creatori al centro: streaming multi‑servizio senza pubblicità invasiva

Negli ultimi mesi è cresciuto l’interesse per Grayjay, una nuova app di streaming che promette di cambiare il modo in cui guardiamo video online, mettendo al centro i creatori e non le piattaforme. È disponibile per Android, Linux, macOS e Windows, e funziona come un grande hub che aggrega contenuti da YouTube, Twitch, SoundCloud e altri servizi in un’unica interfaccia, con un’attenzione particolare alla privacy e alla libertà di scelta dell’utente.

A differenza delle classiche app ufficiali, Grayjay nasce con un’idea molto precisa: seguire le persone, non i loghi. In pratica, invece di passare continuamente da un’app all’altra, l’utente può costruire un feed unico con i video e le live dei propri creator preferiti, qualunque sia la piattaforma su cui pubblicano.

La schermata principale mostra un flusso di contenuti aggiornati, simile a quello dei social, ma organizzato in modo più lineare, senza algoritmi opachi che spingono suggerimenti indesiderati o pubblicità invadenti.grayjay.Uno dei punti chiave che ha reso Grayjay popolare nella community tech è infatti la gestione della pubblicità.

L’app consente di riprodurre molti contenuti senza gli spot tipici delle piattaforme originali, offrendo allo stesso tempo funzioni avanzate come la riproduzione in background, la modalità finestra flottante e il download locale dei video o delle playlist.

​ Questo approccio ricorda altri progetti alternativi, ma Grayjay si distingue per il supporto multi‑servizio e per la possibilità di integrare nuove fonti tramite plugin, rendendola una sorta di “coltellino svizzero” per chi guarda molti contenuti online. Dal punto di vista della privacy, gli sviluppatori sottolineano che playlist, iscrizioni, impostazioni e file scaricati restano salvati in locale sul dispositivo, senza obbligare l’utente a collegare un account Google o a condividere più dati del necessario.

La filosofia è quella di dare controllo all’utente: i dati vengono cifrati in transito e il progetto dichiara la possibilità di richiederne la cancellazione, in linea con le normative moderne sulla protezione delle informazioni personali.

Non mancano però alcuni limiti e punti di discussione. La licenza scelta da FUTO, l’azienda che sviluppa Grayjay, è stata criticata da parte della community perché non rispetterebbe alla lettera le definizioni classiche di software libero e open source, pur avendo un forte orientamento alla trasparenza e al controllo locale. Un altro aspetto delicato è il rapporto con piattaforme come YouTube, che negli ultimi anni hanno inasprito le contromisure contro i client non ufficiali e gli strumenti che aggirano la pubblicità, con il rischio che cambi tecnici possano periodicamente rompere alcune funzionalità dell’app.

Nonostante questi nodi aperti, le recensioni degli utenti sono in gran parte positive e premiano soprattutto la comodità di avere più servizi in un’unica app, la possibilità di evitare gli spot più invasivi e la gestione intelligente della riproduzione in background, molto apprezzata da chi ascolta musica o podcast su YouTube. Per chi consuma molti contenuti video su smartphone e vuole un maggiore controllo su feed, pubblicità e privacy, Grayjay rappresenta oggi una delle soluzioni alternative più interessanti da tenere d’occhio, in un panorama sempre più affollato da app ufficiali, abbonamenti premium e limitazioni agli ad‑blocker.

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