Bill Gates, cofondatore di Microsoft, ha recentemente lanciato un allarme sull’impatto profondo e rapido che l’intelligenza artificiale avrà sul mondo del lavoro, ma senza cadere nel pessimismo più cupo. Al contrario, la sua visione, condivisa in una recente intervista con Fareed Zakaria della CNN, è intrisa di un cauto ottimismo, focalizzato sulla capacità umana di adattarsi e sfruttare le nuove opportunità.
Gates ammette di essere sorpreso dalla rapidità con cui la tecnologia AI sta avanzando. Descrive il suo stesso uso personale dell’AI, sfruttandola per “puro divertimento” per approfondire ricerche complesse e apprezzandone la capacità di raccogliere e sintetizzare enormi quantità di informazioni. Questa funzionalità di ricerca profonda lo stupisce quotidianamente.
La questione più sentita, tuttavia, è quella della sicurezza del posto di lavoro. Il filantropo miliardario non nasconde che l’AI potrebbe assorbire interi settori professionali in modo quasi istantaneo, lasciando poco tempo per adattarsi. Secondo le sue analisi, lavori prettamente amministrativi, come il teleselling, sono già oggi quasi completamente automatizzabili. Ma non è solo il settore amministrativo a essere a rischio.
Gates evidenzia che anche compiti svolti da paralegali (come la scoperta, che è essenzialmente riconoscimento di modelli) e personale contabile entry-level saranno molto facili da automatizzare per l’AI. Questo significa che il lavoro “white collar“, tipicamente svolto da laureati, potrebbe affrontare un ambiente lavorativo più impegnativo. La stessa Microsoft, in uno studio interno, ha identificato 40 professioni a rischio, tra cui scrittori, redattori e sviluppatori web.
Nonostante ciò, Gates individua dei “sopravvissuti” a questa ondata tecnologica. La programmazione informatica avanzata, sebbene l’AI possa già sostituire il lavoro umano in compiti di codifica semplici, richiederà ancora a lungo il tocco umano, la creatività e la capacità di individuare errori sottili. Gates prevede che questa professione resterà “al 100% umana, anche tra 100 anni” per le sue complessità.
Insieme ai programmatori di alto livello, nella sua lista di “sopravvissuti” figurano anche gli esperti di energia e i biologi, campi dove l’ingegno umano rimane cruciale. La prospettiva di Gates si inserisce in un dibattito molto più ampio e talvolta contraddittorio. Se da un lato Sam Altman, CEO di OpenAI, si è detto spaventato dal potenziale del suo prossimo modello GPT-5, altri leader del settore offrono scenari differenti. Marc Benioff, CEO di Salesforce, ha rivelato che la sua azienda affida già all’AI fino al 50% del carico di lavoro, lodandone gli incredibili guadagni di produttività.
Satya Nadella, CEO di Microsoft, ha persino affermato che il 30% del codice di Microsoft viene ora generato dall’AI. Nonostante la “dislocazione” del mercato del lavoro appaia inevitabile, Gates mantiene un velo di ottimismo. L’aumento di produttività, secondo lui, non è necessariamente un fattore negativo. Al contrario, potrebbe liberare risorse umane per altri scopi: creare nuove tipologie di impieghi, permettere di avere classi scolastiche meno numerose, o persino garantire vacanze più lunghe per tutti.
La vera domanda, come sottolinea lui stesso, non è se l’AI cambierà il mondo del lavoro, ma “se arriverà così in fretta da non darci il tempo di adattarci“. La sua preoccupazione principale è la velocità del cambiamento e la nostra capacità di adeguarsi ad esso. Per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro, il consiglio di Gates è chiaro e costante: “Siate curiosi, leggete e usate gli ultimi strumenti“. Abbracciare l’AI e monitorarne gli sviluppi sarà “molto, molto importante“. Gates sta anche lavorando con Microsoft e OpenAI per garantire che l’AI sia distribuita e possa aiutare i paesi a basso reddito nei settori della salute, dell’istruzione e dell’agricoltura. L’unica certezza, in questo scenario in costante evoluzione, sembra essere la necessità di un apprendimento continuo per non restare indietro. La transizione sarà profonda e richiederà un adattamento costante.