Opinione cinematografica di Pasquale Asquino: " Heretic"

Un apologo sulla psicopatologia: la storia di uno psicopatico che in quanto tale gode a fare del male al prossimo quasi quanto l'indurlo a farsene da se.

Opinione cinematografica di Pasquale Asquino: " Heretic"

Opinione cinematografica di Pasquale Asquino: “Heretic”

Due giovanissime, indefesse quanto disilluse missionarie mormoni si ritrovano nel bel mezzo di un gelido inverno alla porta, previo appuntamento, dell’abitazione suburbana di un attempato quanto galantuomo signore di mezza età, per svolgere le proprie, vilipese, mansioni di “convertitrici”, ma il sig Reed (leggasi anche Read) con lenta ma implacabile progressione, dopo averle accolte si rivela essere un aguzzino che le imprigiona per piegarle ai suoi laidi voleri…..

Il film del duo di autori di “A Quiet Place” (si potrebbe più che altro dire autori del concept di questo remunerato franchise), fuorvia su varie piste a partire dal titolo per proseguire con l’incipit, finché la natura prettamente teatrale della messa in scena non si esplica nella sua più manifesta verbosità, ed il senso del labirintico contesto (la puritana magione del sig Reed) ove si svolge la piece, diventa il soggetto del film stesso, uno studio sulla psicopatologia, per fortuna non ancora così quotidiana, parafrasando Freud, al fine di titillare l’acume dello spettatore nel sentirsi elevato o per aver colto, al di là della patina horrorifica ai limiti del torture porn, il vero senso del film o piu prosaicamente quello del profluvio di dialoghi spiazzanti per ogni dove “alto” o “basso” dello scibile.

Trattasi tuttavia “banalmente” della vicenda (quasi un apologo) di uno psicopatico che in quanto tale gode a fare del male al prossimo (donne) ma mai quanto l’indurlo a farsi del male da se, anche solo (forse….comunque non è ferino) per sedare i suoi sensi di colpa. E i suoi ultimi istanti sono emblematici, quando il suo estremo tentativo di togliere la vita alla sua vittima si conclude con l’abbracciarla, perchè ne ha un bisogno come nessun amore potrebbe forse mai suscitare (eresia!). Quello della discutibilità tout court della religione nella storia umana è solo uno, il più esteso data la natura delle due vittime designate, degli argomenti che utilizza per piegarle, appunto, ai suoi voleri. O che utilizzano gli autori per gratificare il suo pubblico. Va da sé che occorrono prestazioni attoriale maiuscole per stare a questo gioco, e Hugh Grant conferma con la senescenza il lato oscuro che si cela nell’imbranato seduttore che era solito interpretare in gioventù, ma anche le sue due spalle femminili non sono da meno.

Non mancano, in questo thriller dalle forti venature horror ancora inedito in Italia, passaggi aleatori, come viene letteralmente fatto notare verso la conclusione in merito ai piani del folle, cosa questa ineludibile quando, come è prassi diffusa nel cinema di genere contemporaneo con velleità autoriali, si scrivono prima i personaggi e le loro personalità e poi, intorno a essi, la storia. Tuttavia la tensione regge per tutto il tempo e questo non è poco, quindi ok così.

 

Genere: thriller/ horror

Regia e sceneggiatura:Scott Beck, Bryan Woods

Interpreti: Hugh Grant, Chloe East, Sophie Thatcher

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