Il governo Biden rivede le restrizioni sui chip alla Cina: nuove misure in arrivo

L'amministrazione Biden sta valutando nuove restrizioni sulle vendite di chip e semiconduttori alla Cina, in un tentativo di rallentare le ambizioni tecnologiche di Pechino.

Il governo Biden rivede le restrizioni sui chip alla Cina: nuove misure in arrivo

L’amministrazione Biden sta intensificando la pressione sulla Cina con la possibilità di imporre nuove restrizioni sulla vendita di chip di memoria e semiconduttori essenziali per l’intelligenza artificiale. Secondo fonti di Bloomberg, queste misure potrebbero essere annunciate già la prossima settimana, segnando un nuovo capitolo nelle tensioni tecnologiche tra Washington e Pechino.

La mossa arriva dopo mesi di discussioni interne negli Stati Uniti, negoziati con alleati come Giappone e Paesi Bassi, e le forti preoccupazioni dei produttori di chip americani, che temono che sanzioni più severe possano danneggiare le loro attività.Queste nuove misure si concentrano soprattutto sui chip di memoria, fondamentali per le applicazioni di intelligenza artificiale (AI), e potrebbero riguardare aziende come Samsung, SK Hynix e Micron Technology.

Se applicate, le restrizioni avrebbero un impatto significativo sulle operazioni di queste aziende, con potenziali ripercussioni globali, considerando la centralità della Cina come mercato di riferimento per la produzione di chip e semiconduttori. La decisione di Washington si inserisce in un contesto geopolitico sempre più complesso, dove la Cina sta cercando di ridurre la sua dipendenza dai semiconduttori stranieri, in particolare dopo il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, che aveva già avviato un’ulteriore stretta sulle esportazioni di chip avanzati verso Pechino.

Le nuove sanzioni potrebbero colpire direttamente le ambizioni tecnologiche cinesi, rallentando i progressi in settori cruciali come l’intelligenza artificiale e la produzione di dispositivi di consumo ad alta tecnologia. Una delle principali preoccupazioni sollevate da alcune delle più grandi aziende americane produttrici di chip, tra cui Lam Research, Applied Materials e KLA, è che le restrizioni unilaterali sulle principali aziende cinesi, come Huawei, metterebbero le aziende statunitensi in una posizione svantaggiata rispetto ai rivali stranieri, come Tokyo Electron e ASML.

Questi produttori, infatti, non sono soggetti alle stesse sanzioni da parte dei loro governi e potrebbero beneficiarne, mentre le aziende americane rischiano di perdere terreno competitivo. Nel frattempo, la disputa tra Washington e Pechino non si limita solo agli aspetti commerciali e tecnologici, ma coinvolge anche dinamiche geopolitiche più ampie. La Cina sta accelerando i suoi sforzi per diventare autosufficiente nella produzione di semiconduttori, cercando di ridurre l’influenza degli Stati Uniti e dei suoi alleati sul settore.

La tensione tra le due superpotenze non sembra destinata a diminuire, con le politiche americane che continuano a focalizzarsi su quelle tecnologie considerate fondamentali per il futuro del potere economico e militare globale. In risposta alle misure restrittive, Pechino ha già accennato a contro-misure e si prevede che intensificherà ulteriormente i suoi sforzi per sviluppare una propria catena di fornitura tecnologica indipendente. Con l’andare del tempo, questa battaglia per i chip e l’intelligenza artificiale potrebbe definire non solo il panorama tecnologico, ma anche gli equilibri geopolitici mondiali, con possibili ripercussioni su tutto il settore della tecnologia globale. 

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