Snapdragon 6 Gen 3: un chipset clone del passato

L'annuncio del nuovo Snapdragon 6 Gen 3 da parte di Qualcomm evidenzia la mancanza di innovazione nel settore, presentandosi come un semplice aggiornamento del modello precedente piuttosto che una vera evoluzione tecnologica.

Snapdragon 6 Gen 3: un chipset clone del passato

L’annuncio del nuovo chipset Snapdragon 6 Gen 3 da parte di Qualcomm, avvenuto in maniera discreta, segna un’ulteriore tappa nell’evoluzione della linea Snapdragon. Tuttavia, questo “nuovo” prodotto solleva più interrogativi che entusiasmi, soprattutto in un periodo in cui l’industria dei semiconduttori sembra aver raggiunto un punto di stagnazione.

Infatti, a ben guardare, il Snapdragon 6 Gen 3 non introduce vere e proprie novità rispetto al suo predecessore, lo Snapdragon 6 Gen 1, lanciato due anni fa. Una riflessione sull’era della stagnazione tecnologica è quindi doverosa, visto che questo annuncio sembra essere più un sintomo di un problema più grande piuttosto che una vera innovazione. Il primo elemento che colpisce nell’annuncio del Snapdragon 6 Gen 3 è l’assenza di una generazione intermedia, il cosiddetto Snapdragon 6 Gen 2. La scelta di Qualcomm di saltare questa denominazione è insolita e contribuisce a creare confusione tra i consumatori, che si trovano di fronte a un prodotto che sembra aver mancato un’intera fase evolutiva.

Questo può essere interpretato come un tentativo di accelerare il ciclo di vita del prodotto o semplicemente come una mossa di marketing, ma in ogni caso, ciò che emerge è un prodotto che non rappresenta una vera innovazione. A livello tecnico, il Snapdragon 6 Gen 3 non porta nulla di rivoluzionario. Il chipset è costruito utilizzando la stessa tecnologia di processo a 4 nm di Samsung che ha caratterizzato il Snapdragon 6 Gen 1. La configurazione dei core rimane invariata: quattro core Cortex-A78 ad alte prestazioni con una frequenza di 2,4 GHz e quattro core Cortex-A55 a basso consumo, con una frequenza di 1,8 GHz. Rispetto al 6 Gen 1, la principale differenza è un leggero overclocking dei core ad alte prestazioni, che sono stati potenziati di appena 0,2 GHz.

In pratica, il Snapdragon 6 Gen 3 è essenzialmente un 6 Gen 1 con qualche ritocco superficiale. Non sorprende quindi che molti lo abbiano già definito un “clone” del suo predecessore. L’uso della stessa GPU, l’Adreno 710, sottolinea ulteriormente questa mancanza di innovazione, con prestazioni grafiche che rimangono invariate rispetto a due anni fa. Un’altra questione rilevante riguarda il posizionamento di questo nuovo chipset nel mercato.

Con caratteristiche così simili a quelle del recente Snapdragon 7s Gen 2, che vanta solo una leggera differenza nella velocità dei core Cortex-A55, il Snapdragon 6 Gen 3 si trova in una posizione ambigua. Potrebbe essere visto sia come una versione potenziata del 6 Gen 1, sia come una versione depotenziata del 7s Gen 2. Questo crea confusione e solleva domande sull’effettiva necessità di un nuovo chipset che, di fatto, non introduce nulla di veramente nuovo.

L’era della stagnazione tecnologica è un tema ricorrente negli ultimi anni, e il lancio del Snapdragon 6 Gen 3 ne è un esempio evidente. In un mercato dove la competizione è feroce e l’innovazione dovrebbe essere la forza trainante, Qualcomm sembra essersi accontentata di rilasciare una versione leggermente migliorata di un prodotto esistente. Questo approccio può essere sintomatico di un settore che sta affrontando difficoltà nel mantenere il ritmo dell’innovazione a cui ci aveva abituato. Mentre i consumatori potrebbero essere disposti a tollerare aggiornamenti minori, l’assenza di cambiamenti significativi rischia di minare la fiducia nel marchio. Lo Snapdragon 6 Gen 3 potrebbe finire per essere ricordato non come un passo avanti, ma come un segno della difficoltà di Qualcomm a spingersi oltre i limiti attuali della tecnologia. 

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