La scrittrice Camilla Läckberg pubblica il suo ultimo romanzo, Il Miraggio (Marsilio, pag. 656). Lo scritto è disponibile dal prossimo 7 maggio. L’autrice si avvale, come in altre precedenti pubblicazioni, della stretta collaborazione di Henrik Fexeus. La traduzione in italiano è invece assegnata a Laura Cangemi. Si è citato Henrik Fexeus come collaboratore, in realtà il loro sodalizio è molto di più. Infatti anche questa volta sono stati utili le rispettive competenze e talenti, nonché conoscenze delle leggi della letteratura, per produrre una trama incalzante.
Questa vede un coacervo di elementi mossi con sapienza in un ideale tumbler. Ma, va da sé, non sono stati usati ghiaccio, zucchero, Vermouth o qualsiasi altro ingrediente alimentare. I due creatori hanno spruzzato sulle pagine bianche numeri, codici e giochi mentali. Hanno quindi, a questo punto, shakerato ben bene il tutto e si sono dedicati alla firma del gran finale. Si parla di finale perché siamo di fronte alla chiusura di una trilogia. Tre storie – Il Miraggio è stata segnalata come ultima dagli stessi autori – decisamente indimenticabili e che hanno prodotto nella mente dei loro fan, una specie di effetto ipnotico, portando il lettore al coinvolgimento totale.
La trama si sviluppa in un ambiente urbano piuttosto a nord, precisamente a Stoccolma. La stagione scelta dai due scrittori è quella che mette il sorriso in faccia agli adulti e ai più piccoli, il Natale. Per cultura o per abitudine il tempo natalizio è associato al tentativo di essere un po’ diversi dal solito. Questo esperimento è aiutato dal cambiamento delle città che si accendono di luci, e dalle vetrine che lanciano i loro raggi variopinti emanati dalle lucine appese, sui volti delle persone in cerca di un regalo. Quindi, non un paesaggio propriamente adatto a un thriller che, invece, si dipana sotto gli occhi i quali, pagina dopo pagina, cercano di capire in che direzione li stanno portando i due romanzieri.
Una telefonata pericolosa
Nel paesaggio idilliaco di questa urbanità festosa, tuttavia, qualcuno rimane isolato; anzi, per lui la festa si rivela amara. L’aria luttuosa che inizia ad avvolgere il personaggio preso di mira, emana da una misteriosa telefonata. Ci sono telefonate e telefonate, ma quella diretta al ministro della Giustizia, in questo romanzo è decisamente portatrice di tragedia: le parole dette nel contatto inaspettato segnano l’inizio di un conto alla rovescia. E i numeri scanditi conducono inesorabilmente verso un giorno maledetto: quello fissato per la sua morte. Il lettore si troverà a respirare lo spazio claustrofobico di uno dei tunnel abbandonati della metropolitana di Stoccolma. Qui, alla scarsa luce di una pila elettrica, è individuato un mucchio di resti biancastri. Risulteranno ossa umane.
Mina Dabiri è la protagonista. Fa la sua apparizione caratterizzandosi come la poliziotta ossessionata dai microbi. Dopo aver assunto la guida delle indagini riesce a farsi – probabilmente – un’idea di chi fosse l’individuo ridotto ormai a un povero mucchio d’ossa. Da qualche tempo era scomparso un noto esponente della finanza, quei resti potrebbero appartenere a lui. Tuttavia non ha molti indizi; questi non solo scarseggiano ma potrebbero condurre fuori tema. Che fare? Mina Dabiri conosce un maestro mentalista, Vincent Walder. In passato ha già avuto la sua collaborazione, è tempo di richiedere di nuovo il suo intervento.