Esce il 19 marzo e si intitola La condanna (Rizzoli, pag. 224). L’autore è Walter Veltroni, figura di scrittore dalle diverse anime, eclettico ma presente soprattutto nelle dimensioni artistiche e politiche del paese Italia. Il personaggio che presenta nel nuovo lavoro è Giovanni; un giovane di ventiquattro anni che ha coronato un suo sogno. In quell’età della vita i programmi e i sogni spesso eccedono le reali possibilità che essi si realizzino, tuttavia, nel caso fosse l’unico, Giovanni ha centrato il sogno più saliente: quello di svolgere l’attività di giornalista nella redazione di un quotidiano.
Il ragazzo si guarda intorno, è euforico e pronto per le avventure che ha sempre sognato con una penna fra le mani e un cappello con una striscia di carta targata ‘Press’. Purtroppo intorno a sé, però, scorge soltanto colleghi più anziani, ormai apatici, confusi da un mestiere costantemente diretto verso la crisi. Se ne salva, per fortuna di Giovanni, uno: Sergio Fabiani. Costui è caposervizio della cultura e gli affida la stesura di un articolo su Donato Carretta, già direttore del carcere di Regina Coeli.
Giovanni è costretto a fare una ricerca su Donato Carretta, sa che è stato linciato nel 1944. L’insano gesto fu compiuto da una folla inferocita. Il lavoro di scavo del giovane giornalista è coadiuvato dalla guida paterna dello stesso Fabiani. Seguendo i passi di Giovanni, il lettore raggiunge alcuni luoghi romani: il Palazzo di Giustizia, il Tevere, Regina Coeli. Tutti posti che in qualche modo furono teatro del fatto e conservano, a voler ben guardare, testimonianze del crudo evento. Il giornalista entra in contatto con chi è stato testimone. Riesce così a documentare una storia cruda, vivida e reale di quanto accadde.
Una condanna controversa
Giovanni capisce che, sicuramente, il linciaggio fu una reazione basata su presupposti ingiusti. Quella che si ritrova fra le mani è una storia di una condanna controversa. Basata su emozioni che niente avrebbero ottenuto se espresse in un tribunale regolare e agito da figure professionali non direttamente interessate. Un dubbio che pervade le pagine del libro di Veltroni è legato alla stessa persona di Carretta, insomma chi era veramente costui? Poteva essere un fascista, un antifascista o, addirittura indefinibile, una figura da posizionare in una “zona grigia” della Storia.
Comunque, con l’abilità dello scrittore e l’accuratezza del reporter, il personaggio di Veltroni riesce a ricostruire il racconto brutale inerente al direttore carcerario. Nel libro sono segnalate anche le analogie con la contemporaneità. Insomma le pulsioni e la collera che agitavano la folla di quel settembre 1944 – mentre Roma era liberata dal fascismo e dall’occupazione nazista – somigliano nell’intensità e purtroppo nella loro sommarietà, agli strepiti inconsulti, ai livori e alle relazioni velenose che si muovono sui social di oggi. Hanno tutti la stessa matrice legata a una scarsa analisi dei fatti reali.