Da ieri Mauro Repetto, la seconda metà degli 883, ha pubblicato la sua prima autobiografia dal titolo “Non ho ucciso l’Uomo Ragno: Gli 883 e la ricerca della felicità”, editto da Mondadori. In questo libro si parla dell’iniziale successo del gruppo, ove Repetto decise di abbandonare il tutto per inseguire i suoi sogni a Miami e sfondare ad Hollywood e inseguire il cosiddetto sogno americano.
In questi giorni Repetto ha rilasciato un’intervista a Linus e Nicola Savino a “Deejay chiama Italia“, in cui parla della nascita degli 883: “Io ho rotto le scatole a Linus, a Lorenzo (Jovanotti n.d.r), sono arrivato poi da ‘stalker’ fino al portinaio consegnando la cassetta ‘Non me la menare'”.
Racconta poi che il suo più grande sogno nella sua vita era quello di avere un futuro nel mondo del cinema, ove la sua passione è nata grazie alla nonna che gli raccontava delle favole con le star dell’epoca, tra cui Ingrid Bergman, Veronica Lake e altri grandi attrici al posto dei volti più noti disneyani.
Questo viaggio in America però, almeno inizialmente, è stato scaturito da un altro motivo: “Nel ’94, che ero già un 883, e vedo al ‘Festival della Moda’ questa Brandi, che era una modella e per me la più bella del mondo, e quindi ci provo annunciando così a Max Pezzali che vado a Miami e che forse non torno. Lì non la trovo, ma conosco le sue amiche e amici a New York, dove faccio l’album ‘Zucchero filato nero“.
Si parla poi dei grandi successi degli 883, ove Mauro Repetto racconta alcuni aneddoti ed i primi rifiuti: “Ci dissero di fare qualcosa per Massimo Ranieri per il ‘Festival di Sanremo’. Noi che veniamo dal rap, e quindi non siamo fortissimi a festivaloni di Sanremo, quindi cerchiamo un po’ di ispirazione sempre con delle cose da campionare e abbiamo una forte ispirazione da ‘Never Say Goodbye’ di Bon Jovi, che per noi era un pezzo di Sanremo ma in americano. Quindi ‘Come mai‘ nasce dalla voglia di darlo a Massimo Ranieri per Sanremo“.
Ritornando a parlare degli 883, rivela di aver voluto lasciare il gruppo per continuare a inseguire i suoi sogni, e in quel momento voleva giocarsi le sue chance in America. Ammette di non aver funzionato il suo sogno perché era un obbiettivo di difficile realizzazione, ma non si è mai pentito di questa scelta, nonostante avesse perso una cosa solida come gli 883 per un progetto che, purtroppo per lui, non ha mai preso il volo.
Nella sua chiacchierata radiofonica racconta di vivere a Parigi da ben venticinque anni, nel quartiere di Bastille insieme alla sua compagna ed i figli, ove ha iniziato a lavorare all’interno della Disney, partendo da un percorso abbastanza regolare e da zero grazie alla madre che lavorava nell’ufficio di collocamento: “Nonostante fossi laureato in lettere, inizio a lavorare vestito da marinaio sulla riva del fiume Mississipi. Dovevo controllare che tutti i cowboy fossero pronti, accendere le attrazioni, e indossare i vestiti da cowboy, marinaio o di fantasma”.