Come noto, lo scorso fine settimana, Elon Musk ha fatto recapitare al presidente di Twitter, Bret Taylor, una missiva formale nella quale lo si avvisava di essersi ritirato dall’accordo che aveva insistito per stipulare lo scorso Aprile, col quale prometteva di comprare il social per 44 miliardi di dollari, per grave inadempienze contrattuali, tra cui dichiarazioni false e fuorvianti fornite in sede di negoziato e, in seguito, licenziamenti dirigenziali non autorizzati. Al di là di tutto, il “busillis” consiste nel fatto che il miliardario CEO (anche) di Tesla non concordi con la stima del canarino azzurro, che valuta sotto il 5% il numero di account falsi e bot presenti sulla piattaforma.
La vicenda ha di recente avuto due sviluppi. Visto che nei momenti immediatamente successivi alla lettera di Musk molti dipendenti di Twitter si erano sbizzarriti con meme sarcastici (es. in cui si decideva unilateralmente di non pagare più il proprio mutuo, etc), il rappresentante legale e consigliere generale del social che cinguetta, Sean Edgett, ha condiviso un memo interno con i dipendenti della piattaforma che, finito in mano a TechCrunch, sostanzialmente contiene la richiesta di non commentare o twittare sulla vicenda dell’accordo saltato, visto che ora è diventato una questione legale, che verrà affrontata presso la Corte di Cancelleria del Delaware.
Nel frattempo, il management di Twitter continuerà “a condividere le informazioni quando sarà possibile“, anche se va tenuto in considerazione che si sarà “molto limitati su ciò che possiamo condividere“.
Proprio in vista del processo, che Twitter si auspica possa iniziare già a Settembre, le due parti hanno schierato le proprie carte sul tavolo. Twitter ha assunto lo studio di avvocati Wachtell Lipton, Rosen & Katz, il cui co-fondatore Lipton viene considerato l’inventore della Poison Pill, la pratica di resistenza alle scalate ostili (che Twitter aveva prospettato di usare inizialmente contro Musk). Curiosamente, lo studio legale in questione fu, nel 2018, tra i consulenti del piano, anche in quel caso abortito, di Musk per ricomprarsi tutta Tesla al fine di ritrasformarla (al prezzo di 72 miliardi di dollari) in un’azienda privata.
Dall’altra parte, Musk, secondo il quale ora Twitter sarà effettivamente costretta a fornirgli i dati che ha sempre chiesto per verificare il numero di account falsi e bot, ha scelto come propri rappresentanti legali, per il processo presso la Corte di Cancelleria del Delaware, lo studio Quinn Emanuel Urquhart e Sullivan, che lo ha già difeso nel processo contro la SEC relativo alle sue dichiarazioni di volersi assicurare dei finanziamenti per togliere di nuovo Tesla dal mercato, e in quello contro il ricercatore inglese Verns Unsworth, che Musk diffamò con l’epiteto di “P*do Guy”.