Ricordate Toy Story? La fortunata serie di film basata sul mondo dei giocattoli con protagonisti Woody il cowboy e Buzz lo space ranger, ebbene al cinema presto la vita di Buzz, tutto sulle origini del giocattolo e di come Andy lo vedeva da bambino, il capolavoro della Pixar del 1995 quindi rifatto dalla Pixar oggi in versione 2.0.
Il film diretto da Angus MacLane è sci-fi, fatto soprattutto per i bambini ma farà scappare una lacrimuccia anche ai nostalgici di Toy story, un particolare tipo di “storia nella storia“, in cui la storia raccontata (livello basso) può essere usata per riassumere o racchiudere alcuni aspetti della storia che la incornicia (livello alto).
Questa volta però Buzz anzichè accettare la sua identità di giocattolo è umanoide e vive cresce e sbaglia come tutti noi. Non manca di certo il classico cadere con stile alla Buzz, non vuole accettare la realtà dei fatti, Buzz dovrà dunque trovare un modo per accettare il proprio fallimento e, soprattutto, perdonare se stesso. Ad aiutarlo, in questo, ci sarà anche il gatto robot Sox (interpretato, nella versione italiana, da Ludovico Tersigni).
Il punto del film è questo accettare il fallimento, errare humanum est, Il film sembra dunque suggerire che non bisogna aver paura di fallire e che uno sbaglio non scandisce né etichetta un’esistenza intera: in “Lightyear – La vera storia di Buzz” il fallimento si trasforma invece in una rampa di lancio, un qualcosa di necessario per poter evolvere e costruire qualcosa di nuovo, qualcosa di prezioso.
Le citazioni nel film sono moltissime come 2001- Odissea nello spazio, Alien, Star Wars, un’opera del tutto completa fatta di risate ma anche di momenti molto amari, c’è anche la tematica lgbt per cui il film è stato vietato in alcuni paesi come L’Arabia Saudita e non adatto ai minori, una versione del tutto innovativa.