Google trends 2021: alla scoperta delle attuali tendenze del mondo food attraverso le ricerche del 2021

Una panoramica interessante sulle abitudini alimentari contemporanee così come le ricerche Google 2021 ci dicono. Una fonte di dati spesso sottovalutata che, in realtà, può dirci molto sulle attuali tendenze del mondo food.

Google trends 2021: alla scoperta delle attuali tendenze del mondo food attraverso le ricerche del 2021

Come ogni anno, il colosso della ricerca online Google ha stilato i celebri “Google trends“, ovvero le tendenze di ricerca che hanno caratterizzato l’anno appena trascorso. I trend sono organizzati sul piano mondiale o per singolo paese, tra cui anche l’Italia.

La parola italiana del 2021 è Serie A, seguita a ruota da Europei, i quali hanno visto il trionfo della nazionale italiana di calcio. Raffaella Carrà è, come ci si sarebbe aspettati per ovvie ragioni che non serve ricordare al pubblico, l’addio più cliccato sul web, in Italia, mentre Spid è il termine più ricercato tra i “Come fare…?“. Parallelamente a quest’ultima categoria di 10 parole, abbiamo una categoria dedicata a “Come fare…(in cucina)?”: le parole sono 10 e rappresentano i trend della ricerca italiana online relativa al cibo e alla preparazione di piatti comuni e molto celebri.

La classifica si apre, senza grande sorpresa, con il termine “pizza in casa“: ogni commento è ovviamente scontato, o forse no…quello che c’è da dire, comunque, è che la popolarità della pizza fatta in casa ha (ri)visto la sua esplosione durante il tristemente celebre 2020, quando tutto il mondo si è improvvisamente ritrovato a dover instaurare un nuovo e profondo rapporto con la cucina e il cibo fatto in casa, per noia o per necessità. Gli italiani hanno dovuto fisicamente rinunciare al luogo fisico (e sacro) della pizzeria, abitualmente frequentata il sabato sera da ogni fascia di età; la pizza, però, gli italiani non se la sono dimenticata, non ci ha mai lasciato, tant’è che il sabato sera in casa ce lo siamo “ricostruito” autonomamente cercando frettolosamente tutorial online per la preparazione del piatto italiano più famoso al mondo.

Parliamo di riti che culturalmente sono scontati, necessari, totalmente normali e prevedibili nella vita quotidiana di ogni famiglia, coppia, single italiani, ed è per questo che il rito del sabato sera con la pizza ce lo siamo portati dentro casa, spingendo sempre più persone verso il recupero di una manualità culinaria che mai avrebbero pensato di incontrare, relegandola magari alla generazione dei loro nonni e niente più.

La seconda posizione è occupata dall’intramontabile pesto genovese: “Il pesto in casa” riporta letteralmente la classifica di Google. La preparazione casalinga di questo celebre condimento è stata, come tutti sappiamo, profondamente soppiantata dalla produzione industriale dello stesso, che possiamo trovarlo praticamente ovunque, in Italia e all’estero, pronto per essere aperto e velocemente aggiunto alla nostra pentola di pasta (come il nostro ritmo frenetico di vita comanda). È interessante ritrovarlo direttamente alla seconda posizione: un tale interesse da parte dei consumatori da dove salta fuori? La manualità riscoperta della preparazione della pizza e del pane (il quale però non figura in questa classifica) si è espansa a macchia d’olio, toccando decine di preparazioni tradizionali, specialmente se parliamo di prodotti a basso costo e con una lista di ingredienti relativamente corta, come quella del pesto alla genovese.

Terza posizione: la besciamella. La più famosa salsa della cucina italiana (e francese) appare nella top 3 dei trend di ricerca a tema food del 2021: guardando all’interno del nostro paese questa salsa è protagonista della cucina emiliana, dove il suo utilizzo spazia dalla lasagna alla crêpe. Diffuso il suo utilizzo per il ripasso al forno di verdure come il cavolo e il broccolo.

Numero quattro: sua maestà, la passata di pomodoro. Quante migliaia di bottiglie di conserva saranno sparse per tutta la penisola? Sarebbe bello saperlo. La preparazione della salsa di pomodoro non ha mai abbandonato la tradizione culinaria italiana, già da prima che l’Italia divenisse un’unica nazione sotto il termine di repubblica. Senza pensarci più di tanto, credo che molti di voi abbiano preparato o ricevuto almeno una bottiglia di birra, in genere, riutilizzata per la conserva di pomodoro. Arriviamo all’ultima preparazione della top 5, prodotto diventato fenomeno globale, ben oltre i confini giapponesi: stiamo parlando del sushi.

Il piatto più trendy della tradizione giapponese ha totalmente conquistato le tavole occidentali. Il fenomeno di acculturazione (processo di influenza unidirezionale o reciproco tra due culture entrate in contatto) scatenato dal sushi su scala globale è innegabile, tanto da spingere gli italiani a non rinunciarvi in via definitiva a causa del covid-19. Il dibattito su questo piatto resta comunque drasticamente divisivo: c’è chi lo ama, chi lo detesta, chi difende uno stile alimentare più mediterraneo, e chi ne apprezza la velocità di consumo (e la sua instagrammabilità), senza tralasciare il diffuso senso di insicurezza verso il discorso igienico.

La posizione numero 6 presenta un classico della cucina casalinga di genere fast, ovvero le uova sode. Sembra strano, eppure la preparazione relativamente semplice di questo piatto presenta varie scuole di pensiero: i minuti di cottura, preferenza della consistenza interna, capienza del pentolino, numero massimo di uova da mettere in cottura nello stesso momento, etc etc.

Ma saltando la psicosi dilagante sulle uova sode, concentriamoci un attimo sulla settima posizione: l’influenza esterofila è molto presente nelle tendenze attuali del food in Italia, così che a ricoprire questa posizione in classifica ci sia il porridge. Il prodotto più famoso della colazione anglosassone ha riscontrato un forte interesse da parte dei consumatori mediterranei, specialmente negli ultimi due anni, seguendo una forte influenza social come fu per i pancake non molto tempo prima. Prendete dell’avena e lasciatela in ammollo con dell’acqua per almeno un’ora; una volta raggiunta la tipica consistenza collosa mettete l’avena in un pentolino e aggiungete del latte, cuocendo poi per 4-5 minuti; infine condite il composto con ciò che preferite, frutta fresca o secca, miele e chi più ne ha, più ne metta.

Arriviamo nelle ultime tre posizioni e alla numero 8 troviamo il brodo di carne. Anche qui rischio di ripetermi, perché non mi stancherò mai di dirlo: anche in questo caso ci troviamo probabilmente di fronte ad una riscoperta legata alla necessità. Torno a parlare di Covid, in quanto causa principale della presenza di pizza, pesto e conserva di pomodoro in questa classifica: la regola resta la stessa. La riscoperta della manualità si è espansa a macchia d’olio in una larga schiera di italiani che nella iniziale bellezza della (ri)scoperta del “fatto in casa” non si sono più fermati, continuando le sperimentazioni. Questa volta, però, non siamo più di fronte i classici piatti del sabato sera italiano o del  ricco pranzo domenicale, bensì ad una preparazione che narra ancora oggi una cultura gastronomica che ha fatto della lotta allo spreco il suo marchio di fabbrica. Tutto fa brodo, o quasi, e alcune comunità della nostra penisola lo sanno bene, tanto da non aver mai abbandonato del tutto il consumo di questo “succo” nutriente, ricavato da tagli poco pregiati di carne e verdure di vario tipo. Piatto relegato alle festività e ai periodi di magro, esso viene rivalutato anche in nome di una realtà casalinga di cui ci si vuole riappropriare, nella quale la genuinità è ormai valore strategico e la leggerezza del prodotto un fattore irrinunciabile.

Posizione numero 9: ravioli fatti in casa. Torniamo agli albori della pasta, agli albori della sua lunga storia. Questa pasta ripiena è nota già nel XIV secolo, quando il termine ravioli appare nelle lettere di Francesco di Marco Datini, celebre mercate di Prato. La loro notorietà si espanderà ulteriormente sotto l’operato del famoso cuoco lombardo Bartolomeo Scappi, il quale servì ravioli con pollo bollito durante il conclave del 1549,  nel quale venne eletto papa Giulio III. Oggigiorno la loro preparazione è veramente di stampo nazionale, rendendo impossibile definire un loro legame con un luogo specifico. Quello che possiamo dire è che il termine ravioli non si riferisce esclusivamente ad una singola tipologia di preparazione, ma ad una famiglia di preparazioni che si differenziano per forma, impasto, ripieno e condimento.

La classifica si chiude con un’altra preparazione estremamente semplice. Alla numero 10 troviamo il piatto più famoso della colazione made in the USA: le uova strapazzate. L’influenza esterofila è particolarmente presente in questa classifica e l’interesse per i prodotti della colazione è molto curiosa. Partendo dal fatto che le uova strapazzate, almeno nella concezione italiana della colazione, difficilmente vengono considerate come piatto adatto al pasto più importante della giornata, la loro diffusione può essere generalmente collegata alla diffusione dell’importanza delle diete proteiche. Dietisti e nutrizionisti approvano da sempre la colazione salata, portando sotto i riflettori l’importanza di una maggiore assunzione di proteine, a discapito della combo cornetto e cappuccino. Film e serie tv USA hanno consacrato la popolarità di questo piatto, dall’esecuzione semplice e fast, per una serie di persone dallo stile di vita fast e, parallelamente, attente alle dinamiche di una dieta in netto contrasto con la presenza (eccessiva?) di zuccheri nei sistemi alimentari industrializzati.

Le tendenze del food cambiano, cambiano le tendenze sociali, il modo di rapportarsi al cibo e di consumarlo. Nascono e muoiono continuamente filosofie alimentari e metodi di preparazione, per moda, per noia, per funzionalità, per curiosità, per fascino, per distinzione, per soddisfazione personale. Considerando lo stretto legame tra il web e la nostra vita, ciò che gli utenti hanno cercato nell’anno appena passato può essere considerato come lo specchio dei gusti attuali, affermati o passeggeri, che caratterizzano il nostro presente: strumenti di analisi semplici ma sicuramente utili per avere una panoramica di largo respiro sulla tematica.

Continua a leggere su Fidelity News