Donatella Rettore: "Dare del fro*** a una persona non è reato". Scoppia la polemica

La cantante, durante la trasmissione televisiva "Belve", ha espresso la libertà di usare i termini che più gli aggradano. Il popolo del web si infuria. Nella polemica è intervenuto anche Alessandro Zan

Donatella Rettore: "Dare del fro*** a una persona non è reato". Scoppia la polemica

Donatella Rettore è finita nella bufera per aver espresso un punto di vista personale su termini considerati offensivi e discriminatori per la reputazione altrui, come per esempio “fr****”, tro** o “che***”. Tre termini usati da sempre, magari colorati di ironia, ma che in un’epoca di politicamente corretto sono considerati peggio di un crimine.

La cantante, nel corso della trasmissione televisiva “Belve”, ha ingaggiato prima una diatriba con la conduttrice Francesca Fagnani, poi ha scatenato una pioggia di critiche da parte del popolo del web, dell’attivista per i diritti Lgbt Stefania Ariosto e del deputato Alessandro Zan, autore della legge contro l’omofobia, poi bocciata in Senato.

Queste le parole di Rettore: “Io rivendico il diritto di usare certi termini. Altrimenti ci facciamo della censura over the top. Dire fr***o o ne**o non mi sembrano insulti così, se uno è colorato. Dipende il modo in cui uno dice queste parole. Se tu dici ‘sei proprio un brutto ne**o’ quello è offensivo. Se invece tu dici sei un ne***tto’ è un’altra cosa è. […] Non sono per niente imbarazzata. Esistono i gay e le che***e […]”.

Rettore ha voluto sottolineare quanto lei abbia tutto il diritto di usare parole messe al bando dal perbenismo di chi si concentra più sulla forma che sulla sostanza. Per la cantante dare del del “fr****” o della “put****” a una persona, se fatto in maniera scherzosa, non è un reato. O, perlomeno, non lo è più di un’azione violenza contro queste categorie di persone. La sua giustificazione non ha incantato però il popolo del web che ha rimarcato il fatto che alcuni termini sono comunque offensivi, indipendentemente dal modo con cui vengono adoperati.

Nella polemica è entrato a gamba tesa anche Alessandro Zan che, sul suo profilo Twitter, ha stigmatizzato i termini usati dalla Rettore, definendoli dispregiativi per la dignità di un essere umano. Così come ha fatto Stefania Orlando che ha sottolineato l’importanza che le parole rivestono nella società moderna e come certi termini siano da ritenersi comunque offensivi, aldilà delle intenzioni di chi li pronuncia. Dalla Rettore non è giunta alcuna replica, forse per non esacerbare ulteriormente gli animi di chi è affezionati al lessico.

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