Striscia la notizia: la verginità è ancora un valore?

Le donne, prima di sposarsi con un uomo islamico, sono costrette ad esibire un certificato di verginità o a ricorrere all'intervento chirurgico di imenoplastica.

Striscia la notizia: la verginità è ancora un valore?

“La verginità è ancora un valore?”: questa è la domanda che Rajae, inviata del TG satirico di Striscia la Notizia, ha rivolto alle giovani donne musulmane che vivono in Italia, contaminate dalla cultura occidentale, ma costrette ad esibire un certificato medico alla famiglia del futuro sposo islamico che attesti lo stato di “illibatezza” della giovane fidanzata, frutto di una cultura ancora patriarcale, maschilista e integralista.

La verginità femminile è da sempre considerata sacra, simbolo di purezza e di fierezza, inculcata alle bambine sin dalla tenera età da una educazione rigida tramandata da madre in figlia, anche se l’Imam egiziano portavoce di una religione progressista ha dichiarato pubblicamente: “nel Corano non si enuncia che la donna debba arrivare al matrimonio vergine, così come non vi è traccia che la donna debba portare il Burqa”, e infatti lo stesso profeta Maometto aveva una sola moglie vergine, mentre le altre erano già vedove.

Ma oltre al rilascio del “certificato di verginità” è previsto anche l’intervento di “imenoplastica”, ossia l’operazione chirurgica per la ricostruzione dell’imene lacerato, pratica crudele diffusa soprattutto in Francia e in altre parti di Europa, da parte di donne timorose di essere umiliate e punite dai fidanzati o di restare da sole per tutta la vita, già condannate a matrimoni combinati tra le rispettive famiglie.

Anche nell’Italia meridionale, fino a 40 anni fà, le suocere stendevano sul balcone le lenzuola bianche macchiate di sangue della novella sposa, per dimostrare a tutto il paese la integrità della nuora, dopo la prima notte di nozze.

E per preservare la condotta della donna che invece aveva già avuto rapporti sessuali prima del matrimonio, si tingevano le candide lenzuola con sangue di animale, allevato in cortile, salvando non solo la reputazione della donna “libertina” e “peccatrice” ma di tutta la famiglia al cospetto dei compaesani.

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