In questi ultimi mesi Facebook è stata al centro di numerose polemiche per quanto riguarda la trasmissione e l’utilizzo dei dati personali degli utenti, una circostanza che ha costretto il fondatore, Marck Zuckerberg, a prendere le difese della piattaforma. Da più parti ormai ci si augura che Meta, l’attuale azienda che detiene la proprietà di Facebook, Instagram e della piattaforma di messaggistia WhtasApp, inverti la rotta per quanto riguarda l’utilizzo dei dati personali.
Se entro il 2022 non si raggiunge un accordo tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America, dal prossimo anno Facebook e Instagram non potranno più diffondere alcuni dei loro servizi in Europa. Per Meta sarebbe un danno economico enorme. La velata minaccia di Zuckerberg è arrivata in risposta alla sentenza Schrems della Corte europea di Giustizia che ha sospeso il Privacy Shield, in quanto non fornirebbe adeguate garanzie di sicurezza nel trasferimento di dati personali di cittadini europei in un Paese terzo, gli USA appunto.
Si cerca intesa
In sostanza l’Unione Europea vorrebbe fornire ai propri cittadini degli strumenti in più per poter ricorrere contro i colossi hi-tech americani (e non solo) in caso di violazione della privacy. Già a giugno scorso il presidente americano Joe Biden ha tenuto un summit con la presidente UE, Ursula von der Leyen, in cui si è cercato di raggiungere un compromesso.
Compromesso che potrebbe arrivare prima del prossimo Trade and Tech Council di maggio. La legislazione europea sulla protezione dei dati personali si sta ancora rafforzando con il Digital Services Act, la legge sui servizi digitali appena approvata dal Parlamento europeo. Il DSA stabilirà delle regole precise per le grandi piattaforme internazionali che raggiungono un bacino di utenza di 450 milioni di persone nella UE.
Si impongono così trasperenza sulla regolazione della moderazione dei contenuti e sugli algoritmi. “Le aziende, fondamentalmente, hanno bisogno di regole chiare e globali per proteggere a lungo termine i flussi di dati tra Stati Uniti ed UE, e come più di 70 altre aziende in una vasta gamma di settori, mano mano che la situazione si evolve, stiamo monitorando da vicino il potenziale impatto sulle nostre operazioni europee” – così ha dichiarato un portavoce di Meta, che si augura un approccio pragmatico sulla questione da parte della UE.