Con film come Prince of Persia, Resident Evil e Need for Speed, che hanno portato centinaia di milioni di dollari di guadagno al box office, la storia d’amore di Hollywood con i videogiochi sembra essere pienamente giustificata.
A far alzare qualche sopracciglia è l’annuncio di uno studio cinematografico che sarebbe intenzionato a creare un film basato sul “Tetris“, il celebre videogioco russo con mattoncini fluttuanti da incastrare che ha reso famoso il Game Boy della Nintendo negli anni Ottanta. Pur essendo uno dei giochi più famosi di tutti i tempi, l’assenza di zombie, auto da corsa o Pugnali del Tempo potrebbero rendere difficile un adattamento di successo sul grande schermo.
Questo però non sembra preoccupare Larry Kasanoff, l’amministratore delegato della Threshold Entertainment, casa di produzione che intende realizzare il film e che ha già trasformato Mortal Kombat in un successo sul grande schermo con “Mortal Kombat” del 1995 e “Mortal Kombat – Distruzione totale” del 1997. L’uomo ha infatti affermato che c’è già una storia che si adatta a Tetris. “Sarà un grande, epico film di fantascienza,” ha detto in una intervista al Wall Street Journal. “Questo non sarà un film con un gruppo di linee che scorrono nella pagina. Non stiamo dando i piedi alle forme geometriche.”
Un’altra ragione per cui Kasanoff non è troppo preoccupato per la reazione che il pubblico avrà verso “Tetris” è che sente che l’idea di star a Hollywood sia cambiata. “I marchi sono le nuove stelle di Hollywood” ha affermato. “Abbiamo una storia dietro Tetris che lo renderà una cosa molto più fantasiosa.”
Pochi mesi fa, “Tetris” ha festeggiato il suo 30° anniversario, con il programmatore Alexey Pajitnov che ha parlato di come la creazione del gioco abbia coinvolto negoziati con il KGB ed ha offerto una teoria sul perché il gioco abbia avuto una tale permanenza tra il pubblico: la gente ricorda più facilmente i compiti semplici che hanno completato rispetto a quelli complicati. “Tetris lo fa meravigliosamente“, ha detto in una intervista al Guardian. “Presenta un mondo di attività perpetuamente incomplete … Ci coinvolge in un ciclo compulsivo di completamento e di generazione di nuovi compiti che ci tiene a giocare all’infinito.“