Dopo la mini consolle Capcom Arcade, varata nell’Aprile del 2019, l’omonima gaming house di Osaka riprova nuovamente a intraprendere la strada delle mini-consolle, tramite la nuova piattaforma Capcom Retro Station, affidandosi questa volta all’expertise di Gantaku, una garanzia nel settore, stante la realizzazione dell’apprezzato SNK Neo Geo Mini, dal quale viene ripreso parzialmente il form factor del nuovo prodotto.
Anche la Retro Station di Capcom, infatti, somiglia un cabinato in miniatura (329 mm x 280 mm x 315 mm, per 2.1 kg), ovviamente con i colori tipici del brand che ha dato i Natali a Resident Evil, Dino Crisis, e The Legend of Zelda: il display è un pannello da 8 pollici, gestito da micro-interruttori di qualità per il pannello di controllo dello stesso, atto a coinvolgere anche in merito al suono, grazie alla concomitante presenza di un jack per le cuffie cablate, e di una coppia di speaker stereo frontali attrezzati per erogare bassi convincenti e profondi.
Collegata alla TV, per fruire di uno schermo più grande, attraverso la porta HDMI di cui è dotata, la Retro Station di Capcom palesa, vista dall’alto, diversi tasti rotondeggianti (ben 6) e un joystick.
Come in tutte le consolle del genere, al suo interno, secondo le schermate pubblicate anzitempo su Amazon JP a opera del venditore Totaku, risultano preinstallati diversi giochi, nello specifico 10 titoli, afferenti ai popolari franchise di Mega Man (The Power Battle, 2 The Power Fighters, X, Soccer, Man & Bass) e Street Fighter (II, II Champion Edition, Super Street Fighter II, Super Street Fighter II Turbo, Super Puzzle Fighter II Turbo).
In base a quanto emerso a proposito della commercializzazione, la mini consolle retro-vintage di Capcom, nota come Retro Station, sarà ufficialmente in commercio solo tra qualche giorno, a partire dal 1° Dicembre, limitatamente al mercato interno giapponese, ove sarà possibile acquistarla al prezzo di 21.780 yen, pari a poco meno di 176 dei nostri euro. Ovviamente, in attesa di eventuali piani per la sua distribuzione global, l’arrivo in Occidente della stessa è subordinato al ricorso agli importatori asiatici, con annesse (salate) spese di spedizione e consueto ricarico di tasse in fase doganale.