Nato a Torino nel 1947 da una famiglia di immigrati centro-meridionali, Flavio Bucci si è formato presso la Scuola del Teatro Stabile di Torino divenendo uno dei più poliedrici e apprezzati attori italiani. È stato il piccolo schermo a dargli la prima notorietà fino ad osannarlo, ma la stessa notorietà gli ha dato una vita tortuosa fatta di eccessi: soldi, donne e tutto quello che desiderava.
Tutto ciò, però, aveva finito per ridurlo in povertà, tanto da essere da alcuni anni ospitato in una casa famiglia, dove oggi si è spento. La sua carriera si sviluppa in maniera seria nel 1973, quando ottiene il tanto agognato ruolo da protagonista – per giunta con un grande maestro quale Elio Petri – in “La proprietà non è più un furto”.
La vera fama arriva però quattro anni più tardi, nel 1977, con lo sceneggiato Rai “Ligabue”, in cui, diretto da Salvatore Nocita, interpreta magistralmente la vita del pittore. Un ruolo che gli spalanca le porte del cinema con “I promessi Sposi”, “La Piovra” e molti altri, fino a “Suspiria” di Dario Argento e l’indimenticabile “Il Marchese del Grillo”.
Parallelamente a quella cinematografica e televisiva, Bucci porta avanti anche una fervida carriera teatrale. Negli ultimi anni, chiaramente, lavorava meno, ma il prossimo 23 febbraio avrebbe dovuto portare in scena uno spettacolo in teatro in Molise, terra a lui cara perchè ne era originaria parte della sua famiglia natìa.
Apprezzeremo ancora una volta la sua arte in un’uscita che sarà, ormai, postuma, ovvero il film “Il grande passo”, con Giuseppe Battiston e Stefano Fresi, presentato al Torino Film Festival e atteso nelle sale ad aprile. Unanime il commosso cordoglio del mondo del cinema e del teatro, a partire dal tweet di Alessandro Gassman e del profilo del Teatro Duse di Bologna.