Anche nelle fasi di calma apparente, Facebook lavora sottotraccia per innovare la sua piattaforma, come dimostrato da un’iniziativa che andrà a migliorare il modo in cui vengono condotti i test interni, e come confermato da una sperimentazione attualmente in corso relativa al trasferimento dei contenuti verso altre piattaforme.
Menlo Park, qualche tempo addietro, ha promosso – tramite la divisione Facebook Research – un concorso internazionale relativo ai test fragili, intendendo come tali (in inglese Flaky Tests) quei collaudi che si concludono male a causa di variabili casuali non legate ai difetti del software testato, quanto alla complessità dei dati analizzati nel quotidiano.
Il problema è che uno stop, al di là che sia dovuto a problemi del software messo alla prova, o al test stesso, si traduce in rallentamenti, in attesa anche di capire quale sia la natura e l’origine del fallimento, nel varo del software o della funzionalità attenzionati: a quanto pare, il team che ha vinto il bando, nella fattispecie l’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Informazione di Pisa (Cnr-Isti), avrebbe elaborato una soluzione predittiva che, in luogo di quella standard, basata sull’esecuzione simultanea di tanti test onde scremare quelli fragili, è risultata efficace nell’80% dei casi nell’identificare ab origine la fragilità di un test, con conseguente maggiore speditezza nell’elaborazione e nel rilascio delle novità.
A proposito di novità, il noto social in blu ne ha incominciato a testare una molto interessante in Irlanda, facendo seguito al suo impegno nel progetto di Data-Transfer Project, nato lo scorso anno su sollecitazione della normativa GDPR: in pratica, nella stessa area della piattaforma da cui è possibile scaricare i dati, previo inserimento di una password, sarà possibile avviare la portabilità dei propri elementi multimediali (foto e video caricati su Facebook), criptati, verso un servizio alternativo.
Ad oggi, grazie all’impiego di uno standard di dati facilmente leggibile da più parti ed all’uso di API open source esistenti, ciò è possibile verso Google Foto, ma in futuro verranno coinvolti anche altri soggetti e, verso la prima fase del 2020, tale feature sarà messa a disposizione di tutti.