Da qualche settimana, i cittadini di Hong Kong sfilano nelle piazze della loro città per protestare, in modo pacifico e simbolico, contro lo stringente controllo che Pechino sta esercitando, in modo crescente, sulla ex colonia britannica, dal lontano 1997 tornata sotto l’amministrazione continentale cinese, seppur con uno statuto momentaneamente speciale. Twitter e Facebook hanno appena preso posizione nella vicenda, sgominando un’intensa attività di disinformazione cinese nei riguardi dei dimostranti.
La piattaforma del canarino azzurro, di recente, è stata spesso usata, al pari di Tinder e Pokémon GO, per organizzare le proteste di piazza nel centro commerciale ed economico della Cina meridionale.
Ciò ha portato, come segnalato dal profilo Pinboard, ed evidenziato da Engadget, a una reazione delle locali autorità, con Twitter che, improvvisamente, si è popolata di contenuti sponsorizzati dall’agenzia di stampa cinese Xinhua che, alle dirette dipendenze di Pechino, ha alterato la realtà della protesta, descrivendo un numero crescente di violenze, quasi una escalation, che rendevano necessario un intervento della madre patria (le cui forze d’intervento sono attualmente in attesa nella vicina Shenzhen, centro hi-tech della nazione) per ristabilire l’ordine.
Dopo un periodo di silenzio da parte del social di Jack Dorsey, è arrivata la presa di posizione ufficiale dello stesso che, tramite un post sul sito istituzionale, ha comunicato di aver chiuso poco meno di 1.000 profili, 936 per la precisione, resisi colpevoli di aver violato le policy interne che vietano espressamente di alterare le conversazioni con l’intervento di profili fasulli e multipli. Sempre nel medesimo post, si spiega che il tutto rientrava in un’azione orchestrata dalle autorità cinesi con lo scopo di minare le posizioni politiche, e la legittimità, dei manifestanti di Hong Kong.
Ricevute le debite segnalazioni, anche Facebook è intervenuta con un repulisti, annunciando con un post nella propria pressroom di aver debellato una rete, con origine cinese sebbene focalizzata sulla città stato in questione, formata da 7 pagine, 3 gruppi, e 5 profili falsi: ulteriori indagini attuate da Menlo Park, che ha fatto sapere d’aver chiuso già in automatico alcuni degli account falsi coinvolti, hanno permesso di appurare che, nonostante alcune attività volte ad occultare la loro identità, è stato riscontrato un vero e proprio fil rouge di questi elementi “con individui associati al governo cinese“.