Vieni da me, la vedova di Giorgio Faletti: “Aveva il terrore che ciò che aveva scritto andasse perduto”

Roberta Bellesini, vedova di Giorgio Faletti, durante la trasmissione “Vieni da Me” ha confessato che nelle ultime settimane di vita, il defunto marito aveva maturato il terrore che tutto quanto da lui scritto potesse essere dimenticato per sempre.

Vieni da me, la vedova di Giorgio Faletti: “Aveva il terrore che ciò che aveva scritto andasse perduto”

Ospite di Vieni da me – contenitore del primo pomeriggio della rete ammiraglia di viale Mazzini – Roberta Bellesini, vedova del compianto Giorgio Faletti, ha rivelato al pubblico alcuni particolari inediti della vita sia privata che personale del poliedrico artista morto il 4 luglio del 2014.

Dopo essersi conosciuti in casa di amici nella serata della finale dell’Europeo del 2000 vinto dalla Francia, i due hanno avuto modo di vivere insieme per 14 anni, fino a quando un tumore al polmone non ha stroncato un artista capace di raggiungere il successo non solo come comico, ma anche come cantante e poi scrittore.

Sapevo chi era, mi piaceva anche quello che faceva in tv. I suoi personaggi avevano un umorismo che non erano volgari ma raccontavano la vita piemontese” ha raccontato la moglie dell’interprete di Vito Catozzo, uno dei personaggi più celebri del Drive In, programma ideato da Antonio Ricci, con gli anni diventato un’icona della televisione italiana degli anni Ottanta.

Roberta Bellesini ha poi ricordato l’impegno profuso nella scrittura di Io Uccido, un libro da lui ultimato in circa tre mesi. In quella circostanza, non riuscì proprio a mandare giù le accuse di chi era convinto che qualcuno avesse scritto il libro per lui. L’insinuazione fu dura da accettare, tanto che il giorno della presentazione del suo primo thriller, fu colpito da un ictus. “I medici mi dissero che l’unico farmaco che poteva aiutarlo era ancora in fase sperimentale e io mi presi la responsabilità. Andò bene”.

Quando si passa poi a parlare della malattia, Roberta Bellesini ricorda che nelle ultime settimane di vita, il marito cercava di vedere il bicchiere mezzo pieno. “Vabbé, a un altro sarebbero servite tre vite per avere le mie soddisfazioni”. Ma in considerazione di quello che era riuscito a conquistare nella sua vita, veniva assalito da un timore sempre più grande: “Aveva il terrore che ciò che aveva scritto andasse perduto”. Da qui si spiega perché la moglie ancora oggi porti avanti i suoi progetti, impegno certo non dei più facili: per sua stessa ammissione, il solo toccare le sue cose risveglia in lei sempre un grande dolore.

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