Il TEM (acronimo di microscopio elettronico a trasmissione) è stato brevettato nel 1931 e in questi 88 anni sono state effettuate numerose ricerche e scoperte. Con le moderne tecnologie, inoltre, le lenti hanno raggiunto una qualità ed una risoluzione davvero eccezionale. Lo svantaggio di queste tecnologie è che i campioni da utilizzare sui microscopi vanno inseriti in campi magnetici molto grandi, nell’ordine dei 2 o 3 Tesla.
Tali campi, però, possono compromettere la qualità delle immagini di materiali magnetici, perché il campo magnetico altera o nel peggiore dei casi distrugge la struttura magnetica e fisica dei materiali. Con il passare del tempo sono state proposte nuove soluzioni in quanto analizzare un tessuto a livello atomico è di vitale importanza quando si utilizza un TEM.
Il nuovo microscopio TEM
La novità consiste in una lente che non funziona mediante campo magnetico, ma è composta da due lenti rotonde posizionate simmetricamente rispetto al piano su cui si analizzano i tessuti. Nel momento in cui viene posizionato il campione, si genera un piccolissimo campo magnetico, e dunque si parla di valori prossimi ai 0.2 Tesla, molto inferiori rispetto ai 2-3 iniziali.
La prima analisi effettuata con queste nuove lenti è stata effettuata su un foglio di silicio ed acciaio a grani orientati, uno dei materiali più utilizzati nell’ingegneria odierna. Per fare un esempio pratico, quel materiale è utilizzato per trasformatori e motori elettrici e sono stati studiati a lungo i difetti a causa della limitazione delle lenti precedenti.
Con le nuove lenti, invece, è stata analizzata meglio la struttura atomica ed è stato possibile scattare delle “foto” dirette all’atomo in assenza di campi magnetici. L’utilizzo del telescopio è identico al classico TEM ed è molto probabile che, nel giro di breve tempo, arriveranno nuove scoperte, alcune di esse anche molto importanti nell’ambito della nanotecnologia.