Facebook: lotta alla disinformazione, iniziative per la trasparenza delle app, gruppi a pagamento, niente Face Id per il social

Da Menlo Park, quartier generale di Facebook, giungono importanti indiscrezioni a proposito del social network, relative a decisioni prese per contrastare la disinformazione politica, e favorire il funzionamento trasparente delle proprie applicazioni.

Facebook: lotta alla disinformazione, iniziative per la trasparenza delle app, gruppi a pagamento, niente Face Id per il social

Facebook, ormai il più grande social network a livello planetario, si appresta a varare importanti novità per quel che concerne la correttezza informativa, anche in vista delle prossime elezioni europee: sempre in ottica trasparenza, sebbene calibrata in ambito privacy, arriva un’importante decisione per quel che concerne le sue applicazioni. Ovviamente, come sempre accade a una grande realtà, non tutto quel che si tenta giunge a un buon fine.

Qualche giorno fa, il nuovo capo della sicurezza di Facebook, Nathaniel Gleicher, ha reso nota la rimozione di 2.600 pagine non autentiche, gran parte delle quali gestite da russi (per influenzare sulla questione della Crimea occupata) e da iraniani (per orientare sul conflitto israelo-palestinese e indo-pakistano). 

Dal 1° Aprile, invece, entrerà in vigore il bando dei contenuti riguardanti il suprematismo ed il nazionalismo bianco, con eccezione per coloro che esprimono un legittimo orgoglio del proprio retaggio etnico (es. il separatismo basco, l’orgoglio americano, etc). Chi farà ricerche su determinati temi verrà invitato a visitare la pagina di sensibilizzazione “Life after Hate” e, nel contempo, saranno messe a disposizione più risorse informative per indurre i membri a lasciare i gruppi in cui si fomenta l’odio.

Ovviamente, il social è consapevole che, in vista delle europee, episodi simili potrebbero ripetersi e, quindi, pur senza la presunzione d’infallibilità, ha annunciato – tramite Richard Allan, responsabile della strategia globale e vicepresidente del social – anche delle iniziative per la trasparenza informativa. In base a queste ultime, chi vuole sponsorizzare post politici o su argomenti di pubblico interesse (immigrazione, clima, etc), solo all’interno della nazione in cui risiede, dovrà registrarsi (con iscrizione rifiutata ai gruppi estremisti) – con dati reali onde prevenire il fenomeno dei prestanome – in un elenco (Ad Library) che rimarrà in vigore per 7 anni, di pubblica consultazione (attraverso un link in calce ai post “pagati da”) e analisi (via api pubbliche), assieme a dati quali chi ha pagato e quanto per un’inserzione, ed a quali tipi di pubblico (targettizzati per residenza, età, sesso) si è rivolto. 

In conseguenza di ciò, verranno analizzati – in varie lingue – tutti i post di un certo tipo per vedere se il mittente sia iscritto all’archivio di cui sopra e, in caso negativo, verrà invitato a registrarsi: nel caso di mancato riscontro, si procederà alla rimozione sul post. Il tutto sarà coordinato da un team con sede in Irlanda, formato da esperti in continuo contatto con le istituzioni locali. 

Per dimostrare il proprio impegno sulla privacy, ma anche per supportare al meglio il programma di caccia alle vulnerabilità nelle sue app, Menlo Park ha ufficializzato anche un’altra iniziativa, per ora circoscritta al social in versione web e alle versioni Android delle sue applicazioni (Messenger, Facebook, Instagram), che permetterà ai ricercatori di sniffare il traffico dati in entrata e in uscita dalle stesse, disattivando il sistema di “certificate pinning”, attraverso l’opzione “Impostazioni Whitehat”

Di elevato respiro è, invece, la decisione dei dirigenti di Facebook di creare un consiglio di 40 esperti, in discipline quali sicurezza, giornalismo, libertà d’espressione, privacy, diritti umani, coadiuvato da referenti locali, che – espresso il proprio giudizio sulle decisioni più importanti di Facebook – avrà anche la facoltà di annullarle, o di chiedere al social di prendere pubblicamente posizione in caso di errori commessi. 

Più sul concreto verte la novità, attualmente in rilascio sulla versione Android/iOS di Facebook, riguardante l’arrivo (negli USA) dei gruppi a pagamento (da 4.99 a 29.99 dollari al mese), concepiti quale strumento per consentire agli amministratori degli stessi (che per ora incassano interamente le quote) di ottenere un riscontro economico per il tempo che investono in gruppi in cui, di solito, si forniscono consulenze e tutorial molto utili e seguiti. 

Purtroppo, non tutto quello che viene tentato a Menlo Park riesce e, a quanto pare, è il caso del Face ID per consentire l’accesso al social: la funzionalità, sperimentata tempo fa, sarebbe stata abbandonata in quanto limitata dal fatto che i dati biometrici del volto sarebbero circoscritti al singolo dispositivo dell’utente, rendendo impossibile il riconoscimento su terminali non propri. 

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