Da quando, era il Novembre del 2017, il numero massimo dei caratteri per tweet venne esteso a 280, su Twitter non vi sono stati cambiamenti di tipo epocale: lo scenario, però, è destinato a cambiare, in modo radicale, con l’introduzione del pulsante Edit (o correggi), per modificare i cinguettii già postati, secondo quanto paventato dal CEO della piattaforma.
In verità, non è la prima volta che Jack Dorsey, massimo dirigente nonché co-fondatore di Twitter, si è espresso in merito ad una funzionalità che i suoi utenti gli chiedono a gran voce sin dagli albori, e che è già presente nel grande rivale Facebook: già nel 2016 si accennò alla faccenda, salvo fare retromarcia perché non si era trovata una soluzione ritenuta “soddisfacente“.
Ora, a quanto pare, ciò sarebbe avvenuto. Secondo la rivista The Next Web, nel corso di un incontro tenutosi in India, a Nuova Delhi, Dorsey avrebbe ammesso che si sta lavorando (ancora) sulla funzionalità per la modifica dei tweet già pubblicati, anche se la facoltà di esercitare tale opportunità sarà limitata, secondo criteri di opportunità: detto altrimenti, non si potrà modificare tutto.
Quello che viene ritenuto comprensibile e sensato, è il poter modificare – su Twitter – i post frutto dell’errore immediato, dettato da un url incollato male, o da un errore ortografico generato ad es. dal correttore intelligente sempre più presente nelle tastiere virtuali (in sostituzione del vetusto, e ancor più goffo, T9). Diversamente, non si potranno toccare i post pubblicati da ormai molto tempo, perché ciò potrebbe alterare il senso di una discussione, sottrarre informazioni ormai di dominio pubblico, e sconvolgere l’ordine dei fatti (un vero problema, considerato che non pochi usano Twitter anche come “pubblica memoria”).
Al momento, però, non sono emerse indicazioni sulle tempistiche d’introduzione per tale feature. Dorsey, infatti, ha spiegato che non si intende avere fretta, e precipitarsi nell’introdurre il tasto modifica dei tweet, perché si intende implementarlo nel miglior modo possibile, magari contemplando tutti i possibili casi di uso distorto del medesimo.