Da qualche giorno, gli addetti ai lavori non fanno che parlare di un’app che, soggetta ad un repentino quanto improvviso successo, è uscita dall’anonimato per guadagnare in poche ore centinaia di migliaia di iscritti: si tratta di Vero, un’app social che sta iniziando a far tremare sia Instagram che Facebook.
Vero è nata nel 2015, finanziata dal miliardario libanese Ayman Hariri (patrimonio personale 1.33 miliardi di dollari) e, tra gli altri, anche dal venture capitalist Scott Birnbaum: dopo aver raggiunto la celebrità nel Dicembre di quell’anno, 45° nella classifica dell’App Store per la categoria “social”, sprofondò oltre la 1500esima posizione. Di recente, la medesima app – i cui download totali erano fermi a 600 mila complessivi – ha innestato la quarta, e lo stesso numero di download li sta facendo al giorno. A confermarne il successo, anche gli stessi utenti di Instagram che, in numero di 500 mila, hanno invitato a dare un’occhiata alla piattaforma rivale, al suono dell’hashtag “#Vero”: vediamo, dunque, cos’ha di speciale la nuova arrivata nel panorama delle app sociali.
Per l’iscrizione e la creazione di un account, Vero richiede solo 3 dati (mail, nome, numero di telefono) che, tra l’altro, non vengono ceduti a terzi. Una volta entrati nell’app, disponibile per Android e iOS, non si è accolti dalla pubblicità (quindi, viene meno il motivo per essere profilati), del tutto assente. La particolare attenzione alla privacy, primo stigma principale della piattaforma, emerge anche nella gestione dei propri contatti che, dopo esser stati invitati, vengono inclusi in 4 categorie (privati, amici, conoscenti, seguaci) in modo da consentire di selezionare, alla base, il pubblico delle proprie “pubblicazioni” (il quale, a sua volta, potrà gradire tramite cuoricini, o commentare).
Già, qui non esistono i post ma le pubblicazioni che – detto per inciso – sono davvero “tanta roba”. Su Vero, infatti, si possono condividere foto, link, luoghi, libri, film (attinti da un catalogo interno), e musica (sempre da un catalogo interno, o dal proprio servizio di streaming preferito). Il tutto fluisce all’interno del proprio NewsFeed personale che, al contrario di quanto avviene ora in Instagram e Facebook, governati da algoritmi poco chiari, scorre secondo il caro, comprensibile, ordine cronologico, circondato – nell’interfaccia della home – dall’elenco degli utenti in vista, dalla sezione degli hashtag suggeriti, dai prodotti in acquisto venduti in-app (es. gli auguri, come sul social russo Ok.ru), e dai suggerimenti (riviste) dell’editore.
Attualmente, Vero è gratuito e si sostiene – senza pubblicità – con i soli “prodotti” di cui sopra. In futuro, però, potrebbe arrivare un abbonamento annuale di una manciata di dollari: sempre che, nel frattempo, non sia stata dimenticata, come accaduto a Sarahah, ed Ello, altri recenti fenomeni sociali.