Un tempo, quando il principale mezzo di comunicazione telefonico era rappresentato dagli SMS, era sul canale in questione che viaggiavano i tentativi di truffa, e le catene di Sant’Antonio. Con l’arrivo di WhatsApp, anche questa forma di comunicazione “malevola” ha traslocato, finendo con l’infastidire la nuova utenza mobile: proprio come nel caso del messaggio “in verde” che allerterebbe sul pericolo che una semplice telefonata possa formattare il nostro smartphone.
Qualche giorno fa, gli utenti di WhatsApp – in attesa di ricevere l’aggiornamento relativo agli “Stati colorati” – vennero attenzionati da una campagna hacker, che millantava la possibilità di inviare messaggi colorati, cliccando per scaricare un aggiornamento: in quel caso, il pericolo del dare credito a tale comunicazione consisteva nell’infezione del device, e nell’abbonamento del medesimo a servizi in abbonamento.
Di altro tipo è la minaccia di queste ore, rappresentata da un messaggio, dal tono allarmato, che inviterebbe a non rispondere ad un dato numero (esplicitato), a fronte del pericolo che ciò formatti il proprio smartphone, con conseguente perdita dei dati. Ad accrescere la presunta veridicità di questa comunicazione, il fatto che – spesso – proveniva da contatti a noi noti (visto l’invito, in calce al messaggio, a ri-diffondere l’alert ai propri cari), e che veniva citato un TG della RAI come fonte della notizia.
In realtà, dopo qualche Googlata e qualche verifica, è possibile appurare diverse cose. Il numero esiste ma, presumibilmente, appartiene a qualche utente ignaro, cui è stato sottratto in qualche modo: inoltre nessun telegiornale di Stato ha parlato di una cotal minaccia e, se proprio vogliamo essere pignoli, NON è possibile che una chiamata possa formattare lo smartphone: al massimo, alcune funzionalità di “Trova dispositivo” possono inibirne il funzionamento da remoto, ma su richiesta del proprietario del device perso o rubato.
Come affrontare, dunque, una situazione di questo tipo? Semplicemente evitando di assecondare il malandrino che è dietro questa Catena di Sant’Antonio, il cui unico scopo è far perdere tempo, magari consumare del traffico dati, e – soprattutto – ingenerare quella classica confusione all’ombra della quale vengono sovente sortiti attacchi ben peggiori.