È stata una vittoria imprevista quella del nuovo presidente americano Donald Trump, dopo che i sondaggi riportavano come vincitrice la democratica Hilary Clinton. Il malcontento delle persone ha suscitato l’idea della colpevolezza dei social in quanto avrebbero pubblicizzato il loro leader preferito.
Il social Facebook, in particolare, viene accusato di aver trascurato le notizie più accreditate, permettendo la circolazione di quelle poi rivelatesi false a proposito dei candidati alla presidenza: circostanza, questa, che avrebbe finito per dare una mano al tycoon americano. Sul New York Magazine, ad esempio, è uscito un articolo che imputava a Facebook di aver contribuito alla vittoria di Trump: la tesi del quotidiano è che tale social abbia usato il suo algoritmo per trovare le notizie che facevano più comodo, esponendo la gente ai consigli forniti dal social stesso per fare propaganda su Trump.
Ma anche altri giornalisti si sono mossi contro il social. E’ il caso di Jay Rosen, docente di giornalismo della New York University, che dice: “Qualsiasi dipendente di Facebook ,dotato di un mimino di autoconsapevolezza, dovrebbe essere molto preoccupato per avere contribuito a questo disastro di civismo”.
Il fondatore Mark Zuckerberg si è sentito chiamato in causa e, nel corso di una una conferenza sulla tecnologia, in California, ha sostenuto che, a suo avviso, sia folle il pensare che delle false notizie pubblicate sulla sua piattaforma abbiano potuto influenzare in qualche modo le presidenziali.
Infatti, secondo il fondatore di Facebook, il social non può aver condizionato la votazione, anche se erano finite in circolazione notizie false. Mark, poi, ha rintuzzato le accuse spiegando che chi sostiene una tesi simile, allora non ha capito il messaggio che i sostenitori di Trump hanno voluto mandare.
Le notizie vengono filtrate ogni giorno, e non sono emersi problemi, in quanto il sistema si basa sui clic eseguiti sui post delle notizie. Così si è difeso, infine, il giovane imprenditore, anche se tutti sanno che molte persone leggono solo i titoli degli articoli, senza andare a fondo sull’argomento dei medesimi. Le persone mettono il “mi piace” alle notizie che vedono in anteprima, ed è per questo che, forse, risultavano/risaltavano i “like” a Donald Trump.
C’è da dire che, precedentemente, Facebook era stato accusato di fare propaganda anti-Trump, penalizzando le notizie che riguardavano il modo di pensare del neopresidente, e facendo vedere i post dei democratici con maggiore influenza.