Il talent show “Amici” di Maria De Filippi non è un plagio di “La scuola in diretta“: a stabilirlo è stata la Corte d’appello di Roma, al termine di un processo lungo ben 12 anni. Tutto era iniziato nel 2004, quando lo sceneggiatore televisivo Roberto Quagliano aveva denunciato proprio Maria De Filippi in relazione al suo programma “Amici”, ritenendolo una spudorata copia del suo lavoro intellettuale.
La moglie di Maurizio Costanzo dal canto suo aveva sin da subito respinto ogni accusa, affermando che “Amici” e “La scuola in diretta” fossero due programmi distinti e non vi fosse alcun genere di relazione tra loro, non tale da poter parlare direttamente di plagio quantomeno.
“La scuola in diretta” andò in onda proprio sulle reti Mediaset, precisamente su Italia 1, tra il 1 dicembre 1995 ed il maggio 1996, quando venne cancellato per la scarsità degli ascolti. Tuttavia Quagliano, a suo dire, aveva rielaborato un nuovo format per il programma, per renderlo più accattivante e coinvolgente.
Così aveva proposto tale format a Mediaset nel 2001, ma il colosso televisivo rifiutò la sua proposta; salvo poi promuovere il programma “Amici” (arrivato oggi all’edizione Amici 15) che, secondo lo sceneggiatore, ricalcava esattamente i principi chiave del suo lavoro rifiutato. “Rti aveva iniziato la messa in onda di Amici, programma di cui la De Filippi si dichiarava autrice” ricorda Quagliano.
“Ma in effetti riproduceva, plagiandoli, gli elementi strutturali de ‘La scuola in diretta‘”. Così l’uomo si era rivolto al tribunale civile di Roma per chiedere un risarcimento, accusando Maria De Filippi e la Mediaset di plagio. La richiesta venne però respinta, ed ora anche la Corte d’appello di Roma ha accettato la tesi degli avvocati Assumma e Micciché, incaricati di difendere la conduttrice.
Per Roberto Quagliano oltre al danno, l’immancabile beffa: non solo non è riuscito a provare che “Amici” sia basato sullo stesso format da lui ideato per riproporre “La scuola in diretta“, ma è stato anche condannato, com’è d’uopo in questi casi, al pagamento delle spese processuali.