Nel giorno della memoria, un disco per non dimenticare

Verrà pubblicato il prossimo 27 gennaio, nel Giorno internazionale della Memoria, l'album Holocaust Requiem/Poema d'Aurora del compositore Boris Pigovat. Un album per ricordare le vittime del massacro di Babi Yar

Nel giorno della memoria, un disco per non dimenticare

Il 27 gennaio ricorrerano le celebrazioni del Giorno della Memoria, una ricorrenza internazionale istituita nel 2005, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di non dimenticare le vittime dell’Olocausto. La data fu scelta perché fu proprio il 27 gennaio del 1945 che le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. 

Sono già dieci anni che in questa giornata si organizzano centinaia di eventi con l’ambizioso obiettivo di ricordare e trasmettere alle generazioni future una memoria drammatica come quella dell’olocausto. A tal fine si organizzano eventi sociali, da cineforum a dibattiti, e soprattutto iniziative scolastiche che molto spesso prevedono la presenza di alcuni sopravvisuti. 

Il prossimo 27 gennaio, tra le molte iniziative, verrà anche pubblicato, per l’etichetta Naxos, l’album Holocaust Requiem/Poema d’Aurora del compositore Boris Pigovat, inciso da Anna Serova e Nicola Guerrini con la Croatian Radio & Television Symphony Orchestra. prodotto da Alessandro Panetto e registrato al Vatroslav Lisinki Concert Hall di Zagreb (Croazia) tra il 2013 – 2014. Un album per non dimenticare l’orrore dell’Olocausto e le sue oltre trenta mila vittime ebree a Babi Yar.

Boris Pigovat è un compositore israeliano, nato ad Odessa nel 1953, conosciuto in tutto il mondo e pluripremiato per la sua musica, costituita da un elevato numero di composizioni, tra cui assoli, formazioni da camera e da orchestra. Ha compiuto i suoi studi al Gnessin Music Institute di Mosca, conseguendo un dottorato di ricerca alla Bar – Ilan University in Israele.

Nel suo album, una sorta di Messa in onore delle vittime, Boris Pigovat ha tratto ispirazione dall’esperienza della sua stessa famiglia che ha vissuto, in prima persona l’Olocausto, riuscendo a trasmettere emozioni fortissime quali angoscie e dolore, ma anche amore e speranza; speranza verso un futuro in cui, si spera, non ci sia più la possibilità di commettere altri errori così dolorosi.

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