Arriverà nelle sale cinematografiche del nostro paese il prossimo 25 novembre, distriubuito da Walt Disney Pictures, Il Viaggio di Arlo. Si tratta del nuovissimo film di animazione Disney / Pixar, diretto da Peter Sohn (Parzialmente Nuvoloso) e prodotto da Denise Ream (Cars 2, Up).
Il viaggio di Arlo ci racconta la storia di Arlo, un coraggioso e curioso apatosauro, rimasto orfano di padre e allontanato a causa di un incidente dalla sua famiglia, che farà di tutto per fare ritorno a casa, trasportando il pubblico in un viaggio epico nell’era della preistoria. Lungo il suo cammino, fatto di luoghi aspri e misteriosi, Arlo diventerà grande e imparerà ad affrontare le sue paure, scoprendo finalmente ciò di cui è capace. E, nella sua avventura, non sarà da solo.
Eh già… perché il nostro giovane e simpatico dinosauro stringe una alquanto insolita amicizia con un essere umano, Spot, che, a differenza di tutti gli altri personaggi del film di animazione (che sono tutti dei dinosauri), non parla.
Si tratta, in pratica, della tipica avventura di un bambino con il suo migliore amico che, nella stragrande maggioranza dei casi, è un cane, e qui è un giovane e curioso dinosauro. Perché tutti, almeno una volta nel corso della nostra vita, ci siamo chiesti che cosa sarebbe successo se l’asteroide che ha cambiato per sempre la vita sul nostro pianeta non avesse colpito il pianeta Terra e i dinosauri non si fossero mai estinti?
Durante l’ultima edizione del Festival del Cinema di Roma, durante la quale i primi 30 minuti del film sono stati presentati alla stampa, Kelsey Mann, story supervisor di Il Viaggio di Arlo, ha raccontato ai microfoni di comingsoon.it il metodo di lavoro pixariano, dichiarando che, per quanto riguarda Il Viaggio di Arlo, l’intero film veniva rivisto per intero ogni sei settimane, per essere in seguito modificato per raggiungere l’eccellenza desiderata: “I miei film preferiti sono quelli con emozioni vere, lo story departement indaga sulle emozioni, non sui dettagli: abbiamo lavorato sul ricordo di noi a quell’età, o sui timori che abbiamo per i nostri stessi figli“.