In questo periodo sembra che l’attenzione di tutto il mondo della ricerca tecnologica stia convergendo su tre direttrici: device indossabili, auto ecologiche a guida (semi) automatica, e…robots! Proprio in linea con queste tendenze va annoverata l’ultima invenzione dell’ICD, Interactions and Communication Design, dell’Università Tecnologica di Toyohashi (una sorta di MIT giapponese): parliamo del robot parlante “Talking-Ally”.
Talking-Ally sembra, a dire il vero, più una lampada da scrivania ma ha la sua peculiarità nel modo in cui parla e si atteggia, concepito espressamente per attirare l’attenzione dell’interlocutore umano. I robot attuali, infatti, hanno la spiacevole tendenza ad eseguire dei monologhi monotono dal punto di vista del tono, anche quando sono coinvolti in conversazioni one-to-one: normale, quindi, che dopo un po’ di tempo l’essere umano prenda a noia l’interazione con il robot e si appresti a far ben altro.
Ecco, è proprio su questo terreno che si distingue Talking-Ally. Il robot “lampada”, infatti, è in grado di capire il livello di attenzione di chi sta davanti e di agire di conseguenza: se, ad esempio, nota che l’essere umano è distratto dalla scrittura di un documento o dalla visione di qualcosa sul suo tablet, china il capo in avanti ed annuisce.
Parimenti, se viene notato che l’essere umano guarda altrove, anche Talking-ally gira il capo verso il punto osservato dall’umano. Questi comportamenti, poi, vengono accompagnati da opportune espressioni a tono, concepite espressamente per riguadagnare l’attenzione dell’amico umano: in questo modo chi si trova davanti percepisce di star interagendo con qualcosa di quasi vivo e vero e, quindi, gli dedica attenzione.
La conferma e la spiegazione di questo programma comportamentale “dinamico” ed intelligente è venuta anche da Michio Okada, ricercatore della Toyohashi University, secondo il quale il team di cui fa parte ha dotato Talking-Ally della capacità di adeguare il suo comportamento gestuale, la dinamica del suo corpo ed il tono di voce all’attenzione di chi si trova davanti perché si è notato che tale prassi è “più convincente rispetto alla produzione di comportamenti in modalità random, senza particolare accuratezza”. Decisamente!