Google ha da poco pubblicato la “Android 6.0 Compatibility Definition Document”, ovvero la policy che imporrà a tutti i produttori di smartphone che vorranno implementare nativamente Android 6 Marshmallow.
Tra le varie annotazioni comunicate, ve ne sono alcune molto interessanti che ci aiutano a gettare un po’ di luce su quelli che saranno gli smartphone Android del domani. Innanzitutto il capitolo Doze, il sistema che – secondo Mountain View – aiuterà i nuovi device Android a durare di più sia in fase di stand-by che in caso di utilizzo comune.
Secondo i nuovi dettami di Google, nessun produttore di device Android che voglia personalizzare il sistema operativo in questione con una propria UI potrà mai metter mano al codice di Doze: questa funzionalità dovrà rimanere, in sostanza, così’ come Google l’ha concepita. Brin e Paige ci si giocano la faccia e, giustamente, vogliono che rimanga così come l’han progettata: logico e, se ci consentite, un po’ sullo stile della blindatissima ma efficace Apple.
Passiamo, poi, al capitolo riconoscimento biometrico. Come sappiamo, Google implementa il riconoscimento delle impronte in Android 6 ma, per evitare personalizzazione eccessive che sviliscano tale feature, ha decretato che non ci debba essere un tasso di errori, nel riconoscimento, superiore allo 0.002% e che lo sblocco tramite impronte debba avvenire entro 1 secondo dal tocco del dito sul sensore biometrico.
I dati delle impronte, poi, devono essere criptati in modo da non essere recuperabili e riadoperabili e si deve evitare di aggiungere una nuova impronta senza prima validarla tramite delle credenziali utente (es. PIN/pattern/password, in modo da NON permettere di cambiare l’impronta di sblocco). Altre specifiche minori ma non per importanza sono comunque state indicate in quest’ambito molto sensibile per la sicurezza.
Sempre in tema di sicurezza, Google si è pronunciata anche sul tema della crittografia della memoria interna dei device Android based. Questa funzionalità era già prevista in Lollipop ma era stata poi disabilitata, su pressione dei vari OEM, perché molto impegnativa lato hardware. Con Marshmallow, tuttavia, tale feature viene imposta come obbligatoria, salvo dover mantenere una determinata velocità in fase di decriptazione dei dati (50 MiB/secondo nella decodifica del protocolloAdvanced Encryption Standard). Se tale limite non riuscirà ad essere ottemperato, e solo in questo caso, l’OEM può disattivare questa feature o modificarla.
Concludiamo, infine, con l’audio, o meglio l’acustica, così importante nei moderni smartphone. Dunque, Mountain View ha deciso di includere, nel nuovo Marshmallow, un gestore di pacchetti audio professionale che dovrebbe garantire una bassissima latenza audio nella creazione di musica. Il punto è che NON tutti gli operatori potranno avvalersi di questa funzione perché Google ha deciso di pubblicare una serie di specifiche minime che decretano chi potrà dotarsi dell’android.hardware.audio.pro per la bassa latenza e chi no.