Nel mondo dell’informatica (sia fissa che mobile) stiamo assistendo al curioso fenomeno per il quale tutte le componenti hardware sembrano migliorare progressivamente, tranne le batterie.
Il risultato di questo stridente contrasto è disarmante per chi pretenda di usare il proprio sistema di elaborazione al di fuori delle mura domestiche e della presa da muro: la batteria, infatti, non dura mai quanto dovrebbe e, spesso, ci troviamo col portatile che si scarica nel bel mezzo di una presentazione o col tablet che si spegne proprio mentre stiamo vedendo un video comodamente seduti in treno.
A queste situazioni hanno pensato alcuni ricercatori (Ranveen Chandra, Bodhi Priyantha, Anirudh Badam) del Microsoft Reserch i quali credono di aver individuato il problema della scarsa autonomia delle batterie moderne (la loro ricerca, però, si sofferma su notebook e tablet). Secondo questi studiosi, la batteria moderna dura poco perché la sua gestione è demandata all’ambito hardware, e solo a quello.
Per questo motivo hanno pensato di creare una tecnica chiamata “Software Definet Batteries” che dovrebbe essere integrato nel sistema operativo e che dovrebbe imparare l’uso che facciamo del computer. Ad esempio, questo algoritmo dovrebbe capire se dalle 8 alle 18 usiamo prevalentemente suite di produttività da ufficio e se, alla sera, adoperiamo prevalentemente le funzioni di navigazione e di riproduzione multimediale del nostro device.
Dopo aver capito tali esigenze, il sistema operativo del domani potrebbe richiedere energia non alla batteria com’è attualmente concepita ma ad una serie di batterie – comunque realizzate con le tecnologie di oggi – ognuna, però, addestrata ad un compito particolare. In tal modo, nel caso si stia elaborando un documento di Word che richiede poca energia, verrebbe attivata una batteria anziché un’altra, idem nel caso si stiano eseguendo dei complessi calcoli o delle elaborazioni grafiche: in quest’ultimo caso, quindi, verrebbe interpellata una batteria più capiente e generosa.
Il tutto, secondo il Microsoft Research, dovrebbe tradursi sia in tempi di ricarica più brevi (verrebbe ricaricato solo ciò che serve), sia in un’autonomia generale del sistema, tablet o notebook che sia, più estesa. Ed in fondo, tutto ciò, è proprio quel che chiediamo ai nostri device d’elaborazione attuali: speriamo, quindi, che questa nuova logica concettuale si affermi presto nei computer del prossimo futuro.