In internet niente è per davvero gratuito: ci sono siti d’informazione che richiedono un pagamento per consentire la lettura delle loro edizioni digitali online e siti, invece, che decidono di remunerarsi senza chiedere nessun obolo, semplicemente mostrando delle pubblicità.
Il problema di un approccio del genere, certamente molto liberale, è che – a volte – le pubblicità esposte sono davvero fastidiose e questa è la circostanza che ha fatto nascere nei vari add-on Store (di Opera, Chrome, Firefox etc), delle estensioni che si occupano prevalentemente di bloccare la pubblicità in internet.
Tra le estensioni a riguardo più famose, vi è “AdBlock” che, all’inizio, bloccava tutte le pubblicità. Diciamo “all’inizio” perché la policy di quest’importante applicazione è cambiata nelle ultime ore.
A darne notizia, via pop-up informativo (già questa una brutta circostanza…) è stato lo sviluppatore di AdBlock, Michael Gundlach, il quale ha annunciato l’adesione della sua creatura al programma “Acceptable Ads”.
Il manifesto in questione, sottoscritto da diverse applicazioni del settore e creato da molti esperti di pubblicità online, specifica che dovrebbero essere bloccate solo le pubblicità invasive (quelle che occupano un pezzo di schermo mentre si legge, quelle difficili da chiudere), quelle disturbatrici (i banner che attivano audio), quelle ingannatrici (gli spot che simulano dei pulsanti importanti “es. download news flash plug-in” per ottenere dei click che, in alcuni casi, possono anche portare all’installazione di virus!).
Le altre pubblicità, quelle discrete, quelle che si fanno riconoscere come tali, beh…possono passare. Sempre nel comunicato citato, Gundlach precisa che, comunque, si può decidere di non aderire alla nuova policy e di tornare a bloccare tutte le app (anche se questo, viene fatto intendere, danneggerebbe l’autonomia di quei siti che, senza nulla chiedere, si basano su pochi, onesti banner per tirare avanti).
Tutto qui? No, in calce al comunicato appena citato, sempre il creatore di Adblock precisa che la sua estensione è stata venduta e che non ricoprirà più alcun incarico operativo all’interno dello staff che, d’ora innanzi, se ne occuperà. Nessuna informazione, però, è stata rilasciata (neanche alla portale The Next Web che ha interpellato i programmatori di Adblock) in merito all’identità del compratore dell’add-on o in merito al motivo per il quale Gundlach ha deciso di cedere il passo ad altri.
E questo, dobbiamo ammetterlo, inquieta non poco i 40 milioni di utenti che utilizzano AdBlock: se ad aver acquistato l’estensione è stata una società che di pubblicità di occupa (e ricordiamo che in passato AdBlock è stata pagata per consentire alcuni spot…), potrebbe essere davvero la fine per un web più veloce, sicuro e pulito. Certo, gli esperti di e-marketing, non la penseranno così.